La pensione a rate potrebbe evitare lo scalone per il dopo quota 100. L’ipotesi di introdurre nel sistema pensionistico italiano un sistema di uscita in due tranches prende piede col passare del tempo.
Si tratta della così detta pensione flessibile, suggerita dal Inps, e che prevede il pensionamento a 63 anni (forse 64) in due fasi e con almeno 20 anni di contributi versati. Una opzione penalizzante rispetto a quanto previsto da quota 100, ma sostenibile a livello finanziario nel tempo.
Pensione a rate, come funziona
Ma in cosa consisterebbe la pensione a rate? Si tratta – come dice Pasquale Tridico, presidente del Inps, di un pensionamento anticipato al raggiungimento dei 63 anni per la sola parte contributiva accumulata.
Quindi, di fatto un anticipo pensionistico che consentirebbe ai lavoratori di evitare lo scalone Fornero e di uscire prima dal lavoro con una pensione ridotta, ma solo temporaneamente. Per chi ha molti contributi versati nel sistema retributivo potrebbe essere più penalizzante rispetto a chi ne ha pochi. Difficile al momento fare previsioni e conti.
Tuttavia la possibilità di andare via dal lavoro verrebbe concessa senza attendere i 67 anni di età e ogni lavoratore ne valuterà l’opportunità.
Uscita a 63 anni subito ma con meno soldi
Il progetto del Inps piace al governo e non è disdegnato da partiti e parti sociali. Posto che quota 41 e altre forme di pensionamento anticipato elaborate hanno un costo eccessivo, la pensione a rate sarebbe sostenibile finanziariamente.
A conti fatti costerebbe 2,5 miliardi di euro per i primi 3 anni, contro i 9 miliardi previsti per quota 41 di cui si parlava fino a poco tempo fa. Nella legge di bilancio saranno stanziati 5 miliardi per il capitolo previdenza.
Secondo le stime Inps, la platea interessata alla pensione a rate è così prevista:
- circa 50 mila nel 2022 per un costo di 453 milioni di euro;
- 66 mila nel 2023 per un costo di 935 milioni di euro,
- 87 mila nel 2024 per una spesa di 1.134 milioni.