Venezia completamente allagata con danni che al momento non sono neppure quantificabili. Nelle ultime ore l’acqua alta nel capoluogo veneto, come non accadeva dal lontano 1966, è sulle prime pagine di tutti i quotidiani stranieri. Dopo la paura, però, ora è il momento di quantificare i danni che vanno a toccare, soprattutto il patrimonio artistico culturale. Venezia è la città museo per antonomasia, visitata ogni anno da milioni di persone eppure la sua vulnerabilità alle inondazioni non è cosa nuova e nonostante tutto non c’è un piano pubblico per un’emergenza climatica, che sta mettendo in ginocchio non solo il patrimonio artistico ma anche attività commerciali e abitazioni.
La questione climatica e il Mose
La questione è talmente bollente che il Comitato per il patrimonio mondiale dell’Unesco, come ha riportato Wired in un recente articolo, ha richiamato il nostro paese e soprattutto Venezia, anche in merito allo stato di avanzamento del Mose. Dal 2014 il Comune ha approvato il documento “Venezia Clima Futuro” mentre nel 2018, sempre il Comune, ha dato il via libera ad una delibera relativa ad un Piano di azione per il clima entro il 2020, che però non è ancora concluso. Nel piano, si legge, è contenuta la valutazione “del rischio e della vulnerabilità ai cambiamenti climatici per tutto il territorio del Comune di Venezia , le proposte di azioni di mitigazione e adattamento con orizzonte 2050”.
Parlando del Mose, l’opera ingegneristica non ancora finita che dovrebbe difendere Venezia dall’acqua alta e costato 5 miliardi, sembra che a mancare sia il motorino d’avviamento e vanno anche installati compressori, attuatori, sensori etc. L’opera si trova all’inizio del collaudo funzionale e solo tra un anno dovrebbe funzionare se tutto andrà bene con la consegna ufficiale prevista tra 2 anni. La manutenzione, invece, come scrive Il Sole 24 Ore, dovrebbe costare 90 milioni l’anno.
Venezia sott’acqua nel 2050?
Il rischio che Venezia finisca sott’acqua nel 2050 non è fantascienza.
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