La Banca Centrale Europea (BCE) metteva fine ad un’era quando nel 2022 decise di alzare i tassi di interesse per combattere l’alta inflazione nell’Eurozona. Contestualmente all’avvio della stretta monetaria, la BCE azzerava gli acquisti netti di bond nell’ambito del programma noto come Quantitative Easing (QE). Un anno dopo, cessava anche i reinvestimenti. Già nel marzo di due anni fa aveva concluso gli acquisti netti con il Pepp, il programma varato ad inizio pandemia. Dallo scorso luglio, invece, sta riducendo anche i reinvestimenti per un importo medio di 7,5 miliardi di euro al mese fino all’azzeramento completo previsto per dicembre.
Bundesbank contraria a nuovo QE
La svolta ha portato la BCE dal detenere circa 5.000 miliardi di euro in bond nel 2022 ai 4.634 miliardi di fine agosto scorso tra QE (2.994) e Pepp (1.640). Una mossa che si è resa necessaria per centrare nuovamente la stabilità dei prezzi al consumo nell’unione monetaria. Ma da giugno Francoforte ha iniziato a tagliare i tassi di interesse. Lo ha fatto due volte per una percentuale cumulata dello 0,50%. In molti si chiedono cosa ne sarà del QE, se sarà riesumato nei prossimi anni o se la sua cessazione sia definitiva.
Vi è in corso una discussione sul punto, con l’obiettivo di avere chiari benefici e costi di qualsiasi scelta compiuta. In queste ore, intervenendo da Francoforte il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, ha detto la sua. Secondo il tedesco, in futuro la BCE dovrebbe acquistare bond “solo in circostanze eccezionali”. Egli ha ricordato che gli acquisti massicci furono avviati “in un’era di bassa inflazione, ma hanno provocato effetti collaterali”. Per questo, dal suo punto di vista, non dovrebbero più essere riproposti come in passato.
Draghi usò QE contro spread
A partire dal marzo del 2015 l’allora governatore Mario Draghi avviò gli acquisti dei bond da parte della BCE, tra cui principalmente titoli di stato, con l’obiettivo di iniettare liquidità sui mercati e sostenere l’inflazione.
La dichiarazione di Nagel va nella direzione di avvertire gli stati come l’Italia che non ci saranno più ulteriori sostegni generalizzati alle loro politiche fiscali imprudenti. La BCE non acquisterà bond in misura massiccia e automatica. Esistono già meccanismi che consentono il sostegno ai titoli di stato oggetto di speculazione sul mercato. Il Transmission Protection Instrument (TPI) del luglio 2022 fu varato proprio in concomitanza del primo aumento dei tassi di interesse, così da segnalare agli investitori sul possesso di strumenti adeguati per sventare eventuali attacchi speculativi.
Acquisti bond da BCE non più garantiti
Il TPI non è, però, né uno strumento che consente alla BCE acquisti di bond in misura illimitata, né automatico, né tantomeno incondizionato. Sebbene non sia mai stato attivato in questi due anni di vita, funzionerebbe poco e male nel caso in cui ve ne fosse bisogno. In altre parole, se in futuro non ci sarà più un QE vecchio stile, l’Italia dovrà fare affidamento perlopiù sulle proprie forze per evitare vendite a fiumi dei BTp. La storia insegna che Francoforte interverrebbe all’occorrenza per mettere in salvo l’Eurozona e che avrebbe sempre modo di utilizzare i margini ricavabili dai due programmi dismessi per condurre acquisti nel breve. Ma il messaggio di Nagel è chiaro: la Germania si opporrà a qualsiasi tentativo di far rivivere l’era Draghi.