Acquisto casa: il valore dell’immobile deve coincidere con quello di mutuo

Se il valore della casa è inferiore a quello del mutuo, scattano accertamenti fiscali per sospetta evasione. Nelle grane può finire anche il notaio.
5 anni fa
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Acquistare casa e chiedere mutuo per pagarla fa scattare l’accertamento fiscale. Oggi, a differenza che in passato, il prezzo dell’immobile deve coincidere, o quantomeno non discostarsi più di tanto, dal prestito ipotecario contratto con la banca (mutuo) per estinguerlo. Se vi sono vistosi scostamenti, scatta l’accertamento fiscale in automatico e si rischia la denuncia per evasione.

Valore della casa e valore del mutuo

La pratica di ottenere un mutuo bancario superiore al prezzo di vendita dell’immobile, fino a qualche anno fa, si prestava a pagamenti in nero e all’evasione di imposte, ma oggi con gli incroci diretti fra agenzia del demanio, archivi notarili e conti correnti bancari non è più possibile fare i furbi con il fisco.

Gli atti notarili di compravendita sono infatti pubblici e registrati, così come i contratti di mutuo ipotecario. Per cui se un soggetto prende a prestito dei soldi dalla banca per pagare una casa che a rogito vale molto meno, scattano gli accertamenti in automatico.

I controlli dell’Agenzia delle Entrate

Se, ad esempio, uno compra un appartamento il cui rogito è di 100.000 euro, non può ottenere dalla banca un finanziamento superiore a tale cifra, posto anche che le banche tendono a concedere al massimo mutui sul 75-80% del valore dell’immobile. Se, invece, il proprietario chiede e ottiene per l’immobile acquistato un mutuo di 120.000 euro, l’Agenzia delle Entrate fa subito scattare gli accertamenti. A finire nelle grane sarebbe, non solo il compratore e il venditore, ma anche il notaio che potrebbe essere sospeso dall’esercizio della professione qualora si riscontrasse evasione o elusione fiscale. Sono già numerosi i casi e i contenziosi a riguardo.

Rischia anche il notaio che redige il rogito

La verifica che svolge l’Agenzia delle Entrate non è solo su questi due parametri, ma anche sui saldi di conto corrente del venditore e dell’acquirente, nonché dalle movimentazioni di denaro effettuate nel periodo a ridosso dell’atto di compravendita dell’immobile.

Anche perché le banche sono tenute a comunicare al fisco tutte le movimentazioni anomale dal conto corrente dei clienti e i prelievi di contante superiori a 3.000 euro che potrebbero alimentare episodi di transazioni in nero ed evasione fiscale.

Verifiche anche sulle permute

Le verifiche sono effettuate anche fra imprese, persone fisiche e società e sugli atti di permuta di immobili il cui valore commerciale deve essere trascritto presso gli archivi catastali. Basta un piccolo scostamento economico per far scattare i controlli, così come per le alienazioni fra costruttori, società immobiliari e compratori (triangolazioni) per ravvisare casi sospetti e far scattare i controlli dell’Agenzia delle Entrate.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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