Andare in pensione è il sogno di molti lavoratori. Tra le misure attualmente in vigore, una delle più richieste è l’Ape sociale, che permette di anticipare il pensionamento di diversi anni. Il governo Meloni ha infatti confermato questa misura, evitando che terminasse il 31 dicembre 2024 come inizialmente previsto.
La pensione con l’Ape sociale interessa diverse categorie: invalidi, addetti a lavori gravosi, caregiver e disoccupati. Proprio la categoria dei disoccupati è quella che, negli ultimi anni, ha sfruttato maggiormente l’Anticipo pensionistico sociale. Tuttavia, si sta delineando una stretta sulla misura, seppure indiretta, poiché le regole della misura non sono state cambiate in senso stretto, ma alcune novità introdotte sulla Naspi potrebbero ripercuotersi anche sulla pensione.
Addio all’Ape sociale, stop a questi disoccupati, cambiano le regole
Naspi e Ape sociale sono legate a doppio filo, perché entrambe sono destinate a disoccupati involontari. In effetti, occorre usufruire prima della Naspi, portarla a termine, e solo in seguito passare all’Ape sociale. Molti lavoratori si sono mossi così in passato e qualcuno pensa di farlo ancora oggi.
“Buonasera, sono Silvio, un vostro attento lettore. Vi spiego in 2 minuti cosa vorrei fare e capire se è possibile. Lavoro da 6 mesi in un’azienda metalmeccanica. Dal momento che ho 63 anni e oltre 30 anni di contributi, vorrei farmi licenziare, ma il mio capo non ne vuole sapere. So che, per andare in pensione con l’Ape, devo prima percepire la Naspi. Senza licenziamento, però, non ho diritto alla Naspi. Quindi avevo pensato di dare le dimissioni e farmi assumere da un amico in una ditta edile, magari per un mese, giusto per prendere la Naspi per 3 o 4 mesi e poi accedere all’Ape.
Secondo voi è una strada percorribile?”
Ecco perché adesso prendere la Naspi diventa più complicato
Come anticipato, Ape sociale e Naspi sono strettamente collegate. Non si può ottenere della prima se non si è in precedenza usufruito della Naspi. O, per lo meno, se non si è perso il lavoro in modo involontario. Nel 2024, alcuni tribunali hanno dato ragione a contribuenti ai quali l’INPS aveva respinto la domanda di Ape sociale perché non avevano chiesto la Naspi nonostante fossero disoccupati involontari.
Tuttavia, si tratta di singole sentenze che non modificano le regole della misura. Pertanto, chi desidera l’Ape sociale deve prima aver preso l’intera Naspi spettante. È evidente, come sa anche il nostro lettore, che in caso di dimissioni volontarie la Naspi non è concessa e, di conseguenza, senza la Naspi non è possibile accedere all’Ape sociale.
La strategia che il lettore vorrebbe adottare non è quindi ammissibile.
Le novità sulla disoccupazione Naspi e come incidono sul pensionamento con l’Ape sociale
Per quanto riguarda la Naspi, le novità del 2025 sono diverse e finiscono per incidere anche sul diritto all’Ape sociale. In particolare, dimettersi e poi farsi assumere appositamente per ottenere la Naspi non è più così semplice come un tempo. Adesso, la nuova assunzione deve durare almeno 13 settimane; in caso contrario, le dimissioni precedenti continuano a essere ostative alla possibilità di percepire la Naspi e, a cascata, all’accesso all’Ape sociale.
Vietato assentarsi dal lavoro, puoi dire addio alla Naspi e pure all’Ape
Non esistono più scorciatoie per ottenere prima la disoccupazione e poi l’Ape sociale. Non funziona neppure la “vecchia” strada, molto usata in passato, di spingere il datore di lavoro a licenziare il dipendente mediante continue assenze.
Le assenze ingiustificate possono giustificare un licenziamento per giusta causa. Tuttavia, quest’ultimo non fa sempre perdere il diritto alla Naspi. Almeno, questo era valido fino alla novità di cui parliamo.
Se infatti il licenziamento per giusta causa è motivato dall’eccesso di assenze ingiustificate, viene assimilato a dimissioni volontarie. E in tal caso, la Naspi diventa irraggiungibile e, di conseguenza, l’Ape sociale non è più ottenibile.