Decadenza o sospensione dell’Assegno di Inclusione sono il principale incubo di ogni beneficiario di questo sussidio, come di tanti altri. E a febbraio tali eventi si sono tristemente materializzati per molti percettori. In redazione ci è arrivata una serie infinita di quesiti, perché diverse persone non hanno ricevuto la tanto agognata ricarica.
Ecco quindi alcune cause che possono aver provocato questi eventi, con i relativi rimedi, fermo restando che in alcuni casi, come vedremo, non esistono soluzioni.
Addio Assegno di Inclusione (ADI) ecco le cause e i rimedi per chi non lo ha preso a febbraio
Per quale motivo tante persone non hanno ricevuto la ricarica dell’Assegno di Inclusione a febbraio? Prima di tutto perché l’INPS, prima di erogare questa rata, ha effettuato controlli approfonditi.
Trattandosi della prima ricarica dell’anno con l’utilizzo del nuovo ISEE 2025, molti aspetti potrebbero essere cambiati rispetto al passato. Ad esempio, per qualcuno il nuovo ISEE potrebbe aver superato le soglie necessarie all’accesso alla prestazione.
E in questi casi, quali sono le soluzioni? L’ISEE 2025 fa riferimento a redditi e patrimoni di ogni singolo componente del nucleo familiare nell’anno 2023. Se ci sono state modifiche dal punto di vista reddituale negli ultimi mesi, esiste la possibilità di richiedere l’ISEE corrente, così da abbassare le soglie e rientrare nella misura.
Se la variazione riguarda invece la componente patrimoniale, l’aggiornamento con ISEE corrente potrà essere fatto solo da aprile. Le soglie ISEE e reddituali da non superare nel 2025 sono state modificate. Per rientrare nel perimetro della misura è necessario rispettare queste condizioni:
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ISEE fino a 10.140 euro.
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Reddito familiare fino a 6.500 euro (limite da moltiplicare per il parametro della scala di equivalenza, in base ai componenti del nucleo familiare).
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Patrimonio immobiliare, esclusa l’abitazione principale, fino a 30.000 euro.
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Patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro, aumentato progressivamente in base al numero di componenti del nucleo familiare.
Ecco alcune soluzioni che ci sono quando il sussidio viene fermato
La prima cosa da evidenziare, nel caso in cui l’Assegno di Inclusione risulti sospeso o decaduto a causa del superamento delle soglie sopra citate, è che purtroppo c’è ben poco da fare per chi non può sfruttare l’ISEE corrente. Un’altra causa di decadenza (o sospensione) dal beneficio è la variazione del nucleo familiare. In questo caso, è fondamentale comunicare correttamente le modifiche riguardanti la composizione della famiglia.
La variazione deve essere riportata sia nella DSU ai fini dell’ISEE che nella domanda di Assegno di Inclusione. Se la variazione non è dovuta a decessi o nascite, occorre presentare una nuova domanda. L’obbligo di comunicare la modifica scatta entro 30 giorni dal cambiamento nella composizione del nucleo familiare. Una volta aggiornata la DSU, bisogna presentare una nuova domanda di Assegno di Inclusione, in modo da permettere all’INPS di ricalcolare l’importo del sussidio sulla base delle novità.
Ricarica di febbraio dell’Assegno di Inclusione ok, ma se gli importi sono diversi cosa si può fare?
Naturalmente, l’Assegno di Inclusione può subire interruzioni – con decadenza, revoca o sospensione – anche per chi non ha ancora rinnovato l’ISEE.
In tal caso, è difficile che l’INPS abbia già disposto la decadenza del beneficio. E’ più probabile che il sussidio sia stato sospeso. Una volta rinnovato l’ISEE, l’INPS ripristinerà il pagamento, se i requisiti sono ancora soddisfatti.
Tutto ciò vale anche per chi ha comunque ricevuto la ricarica di febbraio ma ha notato importi che non lo convincono, magari più bassi di quelli precedenti. In tale eventualità, valgono le medesime soluzioni: presentare una nuova domanda o ottenere l’ISEE corrente per adeguare la prestazione alla situazione reddituale e patrimoniale effettiva.