Ci sono troppi interessi economici per spingere sull’acceleratore della sostenibilità senza ritegno. L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea che sta cercando di trovare un compromesso, per quanto possibile, tra i motori a combustione e l’elettrico. L’addio a benzina e diesel quindi non solo è visto con scetticismo, ma c’è chi vuole anche convincere gli altri Paesi che forse è meglio non essere così drastici e che la data del 2035 come anno 0 è ancora troppo affrettata.
Scetticismo su Commissione Europea
Già da un po’ di tempo il nostro Paese aveva mostrato un certo scetticismo in merito alla svolta promossa dall’UE con l’incontro fissato per il 2026 e ribattezzato Green Deal.
Insomma, i costi delle auto elettriche sono ancora troppo alti, i grandi marchi devono poi competere con il mercato cinese. Per contrastare quest’ultimo è necessario imporre dei dazi che quindi minano a fermare anche il loro mercato. Forse è il caso di ragionare in termini economici anche dal punto di vista del lancio sul mercato. Cerchiamo di portare un esempio per avvallare il nostro ragionamento: quando una nuova tecnologia viene scoperta, la si immette sul mercato solo se i costi di produzione diventano popolari. Pensiamo al caso della Play Station targata Sony. Fu una vera e propria rivoluzione, ma perché venne lanciata solo qualche anno dopo la sua creazione, quando ormai i costi erano accessibili al pubblico. Per le auto elettriche c’è da fare il medesimo discorso.
Addio a benzina e diesel, ma non è ancora il momento
Auto elettriche troppo costose per le famiglie e tempi di ricarica ancora troppo lunghi. La rivoluzione voluta dall’UE non è fattibile e dire addio a benzina e diesel in questo momento appare insensato. Insomma, il Governo Italiano chiede di anticipare il fatidico incontro già a inizio 2025 e punta a convincere la maggior parte degli stati membri al fine di coalizzarsi contro questa imposizione, sacrosanta dal punto di vista ecologico, ma ancora inattuabile dal punto di vista economico. Sulla questione è intervenuto Urso:
“Il processo del green deal prevede una clausola di revisione entro la fine del 2026, ma chiunque conosca il sistema produttivo sa che gli investimenti si fanno se c’è certezza. Chiedo di anticipare questa decisione perché se lasciamo l’incertezza fino al 2026, si rischia un’ondata di scioperi e proteste europee come hanno fatto gli agricoltori e rischiamo il collasso dell’industria. Chiederò per la prima parte del prossimo anno, per rivedere il processo, la tempistica e la modalità per giungere alla sostenibilità ambientale nel nostro continente. Se si vogliono mantenere tempi stringenti occorre sostenere l’industria con imponenti risorse pubbliche europee, con un piano tipo Pnrr per l’automotive e comunque la tempistica deve essere adeguata alla sostenibilità economica produttiva e sociale del nostro Paese”.
Gli fa eco Salvini, il quale commenta: “Non siamo solo noi a esplicitare qualche dubbio sul tutto elettrico dal 2035. Adesso si è accorta anche la Germania e quindi immagino che saremo più fortunati. Il green deal lo fai con il cambio di modalità operativa e lavorativa”.
Riassumendo…
- Italia scettica sull’elettrico, dare addio a benzina e diesel è da folli;
- economicamente non siamo pronti per le auto elettriche, serve più tempo;
- la crisi dell’automotive potrebbe scoraggiare anche altri Paesi dell’UE.