Sempre più pensionati all’estero: c’è un’altra fuga – oltre quella dei cervelli – a cui l’Italia sta assistendo ormai da anni. Sono infatti sempre di più i cittadini che scelgono di andare altrove per godersi gli anni di pensione. Il motivo è semplice: un sistema tassativo più sostenibile, una costo della vita minore e agevolazioni che garantiscono uno stile di vita migliore rispetto al nostro Paese.
Quanti sono i pensionati che hanno lasciato l’Italia e dove vanno
Le stime parlano chiaro e, altrettanto chiaramente, ci consegnano una fotografia di un vero e proprio fenomeno economico e sociale.
Ma dove vanno? Tra le mete più ambite, ci sarebbero Portogallo e Tunisia.
Nel primo caso, ovvero in Portogallo, fino a qualche anno fa la tassazione dei redditi dei pensionati stranieri era pari a 0. Il Paese in questo modo ha cercato di attirare quanti più nuovi residenti, promettendo agevolazioni e un trattamento impositivo certamente più sostenibile. Oggi la tassazione delle pensioni estere è maggiore (ma comunque minore rispetto all’Italia), e il motivo sono le proteste di alcune nazioni che hanno assistito a una fuga degli over 65. Questo, tuttavia, non ha disincentivato la scelta di molti pensionati. Con una pressione fiscale pari al 10% degli importi dichiarati (contro circa il 40% di quella italiana), infatti, tanti sono quelli che continuano a migrare in Portogallo, dove lo stile di vita è molto simile al nostro, il clima è mite e i costi per arrivare a fine mese sono più contenuti che in Italia. Lì, infatti, lo stipendio medio di un cittadino o residente è di 800/1.100 euro al mese.
In Tunisia, invece, la tassazione sarebbe ancora più favorevole e i costi della vita ancora più ridotti.
Perché la fuga dei pensionati all’estero è un problema?
C’è un problema con la fuga di quello che i sociologi definiscono “capitale umano“. Non è solo una questione etica o un motivo di dispiacere se una persona, nata e cresciuta in Italia, decide di lasciare lo stato per trasferirsi altrove. Analizzando la cosa da un punto di vista prettamente economico, le conseguenze non sono da sottovalutare.
Di fatto, con il trasferimento dei pensionati all’estero l’Italia – come qualsiasi altra nazione – perde potenziali consumatori e contribuenti. Lo stato, quindi, continua a pagare ma non ricevere. Il reddito, infatti, verrà speso altrove, nonostante a fornirlo sia l’Erario italiano. È un sistema che alla lunga non porta alcun giovamento, e che per questo motivo dovrebbe essere corretto.
Qualsiasi governo però fa affidamento sulle imposte sul reddito per finanziare programmi sociali, progetti infrastrutturali e riforme. Un esodo di massa porta a un calo delle entrate fiscali, quindi, che può ostacolare la crescita e lo sviluppo. Sebbene non esista una soluzione semplice, ci sono alcune cose che i leader governativi potrebbero fare, tra cui:
- aumentare gli investimenti in alcune aree dell’economia, per ridurre la spinta inflazionistica;
- garantire retribuzioni (e quindi anche pensioni) più competitive;
- aprire la strada a una riforma legale e sociale;
- migliorare la qualità delle risorse e delle agevolazioni;
- fornire soluzioni abitative a prezzi accessibili.
Al momento, però, le emergenze a cui deve far fronte il governo Meloni sono altre. Tra queste, il fenomeno del caro prezzi è sicuramente è quello che ha un maggior carattere di urgenza.
Paradossalmente, l’Italia si trova oggi in una situazione dove – con l’aumento del costo della vita e i sacrifici richiesti ai cittadini – non è di certo ora un Paese allettante per i pensionati.