I piccoli aeroporti italiani rischiano di chiudere. L’emergenza sanitaria e il blocco dei voli ha messo letteralmente al tappeto gli scali minori, quelli regionali che organizzano voli a corto raggio o per le vacanze.
La ripresa delle attività commerciali e del turismo a breve non sarà in grado di ridare ossigeno ai piccoli scali che resteranno in difficoltà per molto tempo. Aumenta così il pressing sull’esecutivo dei piccoli aeroporti, quelli con meno di 1 milione di passeggeri registrati, per ottenere l’abolizione dell’addizionale comunale, come prima risorsa per far fronte alle conseguenze dello stop imposto dall’epidemia di Covid-19.
Il governo valuta la possibilità di sospendere l’addizionale
Il viceministro, secondo quanto si è appreso, ha assicurato a Salvatore Ombra presidente Airgest il suo sostegno a questa richiesta, che verrà formalizzata con una lettera siglata da tutti i piccoli aeroporti, che sarà inviata al ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, allo stesso viceministro e ai presidenti di tutte le regioni interessate. Ed è proprio dai presidenti delle Regioni interessate che arriverà la maggior pressione sull’esecutivo, qualora questo provvedimento non dovesse essere preso. Non è un mistero che alcune anime del Governo non vorrebbero cedere per evitare il minor gettito. Ma si tratta di una cifra che, per quanto riguarda i piccoli, è residuale.
Quanto vale l’addizionale sui diritti d’imbarco
L’addizionale sui diritti d’imbarco è una tassa versata dalle compagnie aeree pari a 6,5 euro per ogni passeggero in partenza. Nel 2019 il gettito proveniente da questa tassa è stato di 652 milioni di euro, di questi 13 milioni provenienti dai voli sui piccoli aeroporti, ovvero Ancona, Bolzano, Brescia, Comiso, Crotone, Cuneo, Lampedusa, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Parma, Rimini, Trapani, Trieste.