Addizionale diritti d’imbarco, piccoli aeroporti chiedono abolizione

Aumenta il pressing dei piccoli aeroporti per l’addio all’addizionale sui diritti d’imbarco. Per Assaeroporti, senza interventi fiscali si rischia la chiusura
5 anni fa
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I piccoli aeroporti italiani rischiano di chiudere. L’emergenza sanitaria e il blocco dei voli ha messo letteralmente al tappeto gli scali minori, quelli regionali che organizzano voli a corto raggio o per le vacanze.

La ripresa delle attività commerciali e del turismo a breve non sarà in grado di ridare ossigeno ai piccoli scali che resteranno in difficoltà per molto tempo. Aumenta così il pressing sull’esecutivo dei piccoli aeroporti, quelli con meno di 1 milione di passeggeri registrati, per ottenere l’abolizione dell’addizionale comunale, come prima risorsa per far fronte alle conseguenze dello stop imposto dall’epidemia di Covid-19.

Oggi la misura è stata oggetto di una conference call fra la dirigenza di Airgest, società di gestione dell’aeroporto di Trapani Birgi e il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Giancarlo Cancelleri, a cui è stata affidata la richiesta di eliminare, solo per i piccoli aeroporti, l’addizionale comunale sui diritti di imbarco.

Il governo valuta la possibilità di sospendere l’addizionale

Il viceministro, secondo quanto si è appreso, ha assicurato a Salvatore Ombra presidente Airgest il suo sostegno a questa richiesta, che verrà formalizzata con una lettera siglata da tutti i piccoli aeroporti, che sarà inviata al ministro ai Trasporti, Paola De Micheli, allo stesso viceministro e ai presidenti di tutte le regioni interessate. Ed è proprio dai presidenti delle Regioni interessate che arriverà la maggior pressione sull’esecutivo, qualora questo provvedimento non dovesse essere preso. Non è un mistero che alcune anime del Governo non vorrebbero cedere per evitare il minor gettito. Ma si tratta di una cifra che, per quanto riguarda i piccoli, è residuale.

Quanto vale l’addizionale sui diritti d’imbarco

L’addizionale sui diritti d’imbarco è una tassa versata dalle compagnie aeree pari a 6,5 euro per ogni passeggero in partenza. Nel 2019 il gettito proveniente da questa tassa è stato di 652 milioni di euro, di questi 13 milioni provenienti dai voli sui piccoli aeroporti, ovvero Ancona, Bolzano, Brescia, Comiso, Crotone, Cuneo, Lampedusa, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Parma, Rimini, Trapani, Trieste.

I rappresentanti dei piccoli scali, e i loro azionisti, stanno cercando di far comprendere all’esecutivo che l’eliminazione della tassa comporterebbe una riduzione trascurabile, pari a solo il 2% del gettito complessivo. Un piccolo sacrificio che aiuterebbe a lenire gli effetti drammatici del Coronavirus sui piccoli aeroporti, la cui sostenibilità economica nei prossimi anni diventerà molto critica.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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