Adozione internazionale: i consigli di chi ci è riuscito nonostante costi alti e burocrazia | Intervista

Abbiamo intervistato una coppia che è riuscita a trovare il proprio bambino grazie all'adozione internazionale: l'odissea e la forza dell'amore che hanno portato un uomo e una donna a diventare mamma e papà.
7 anni fa
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Ci è capitato spesso di parlare nei nostri precedenti articoli di adozione, adozione internazionale, adottabilità di un bambino, di quali sono i requisiti richiesti alla coppia che vuole adottare.

Ovviamente la realtà delle cose non è quella che possiamo intuire dalla legge e adottare un bambino all’estero non è così facile come potrebbe sembrare. A raccontarci la propria odissea personale, che fortunatamente si è conclusa con un lieto fine, è una coppia di Roma che ha adottato un bambino ungherese dopo moltissime vicissitudini. La coppia desidera mantenere l’anonimato per proteggere la privacy del proprio figlio.

Leggiamo il loro racconto, che potrebbe fornire preziosi consigli a chi intende percorrere la stessa strada.

So che dopo molta sofferenza e dopo molti anni siete riusciti, grazie all’adozione internazionale, a portare a casa con voi vostro figlio. Volete raccontarci come è iniziata questa vostra “odissea” personale che si è conclusa, fortunatamente, con un lieto fine?

Premettiamo che essere genitori di cuori e non di pancia prevede lo stesso identico amore, non c’è differenza, però adottare un bambino non è un’impresa facile. Non per questo vogliamo demoralizzare chi vuole intraprendere questo percorso. La nostra “odissea”, perchè è così che la dobbiamo chiamare, è iniziata 10 anni fa: la strada è stata piena di buche e molto dolorosa, ma noi siamo stati più forti della burocrazia e della legge. Nostro figlio lo abbiamo cercato, voluto e desiderato e amato prima ancora di portarlo a casa .

Mi avete accennato di esservi rivolti a più di un Tribunale, volete dirci come mai?

Ci siamo dovuti rivolgere a più Tribunali, il primo è quello della Regione Lazio che ha pensato bene di far sì che la domanda scadesse. Noi non sapevamo, perchè nessuno ci aveva informato, che dal momento che si presenta la domanda al momento in cui si viene contattati devono passare al massimo 120 giorni. Noi eravamo ignoranti in questo e abbiamo aspettato in silenzio religioso che qualcuno ci contattasse e automaticamente la domanda è scaduta.

Poi ci siamo rivolti al Tribunale di Potenza, abbiamo rifatto la domanda, e anche qui il tempo è passato senza che nessuno ci contattasse. Poi qualcuno ci ha consigliato di contattare il Tribunale di Salerno, lo abbiamo fatto presentando per la terza volta la domanda. Lì abbiamo trovato una persona eccezionale, una persona che sa quello che fa e fa il suo lavoro con amore. E’ stata molto molto gentile con noi spiegandoci nei minimi particolari cosa dovevamo fare, chiarendoci anche la questione dei 120 giorni, rimandando tutta la documentazione ai servizi sociali del Lazio, Regione in cui risiediamo e in cui dovevamo essere valutati. Sapendo i tempi di attesa, passato il tempo ci siamo informati e a Ciampino ci è stato risposto che questa domanda non era mai arrivata. Ci siamo rimessi in macchina, siamo tornati al Tribunale di Salerno e il cancelliere, molto gentilmente, ci ha mostrato il numero di protocollo la domanda che era stata inviata e che tutto era in regola. Anche se non avrebbe potuto farlo, ci ha riconsegnato i documenti in mano per riportarli noi stessi al Tribunale di Ciampino continuando ad attendere. Anche qui, però, è passato molto tempo dopodichè i servizi sociali (per la privaci della coppia evitiamo di menzionare il paese in cui risiedono) di … ci hanno contattato. L’assistente sociale, però, si è rivelata essere una persona profondamente ignorante ed incapace e ci ha contattati per dirci che lei non poteva valutarci perchè eravamo stati inviati dal Tribunale di Salerno spiegandoci che non era di sua competenza. La psicologa, invece, mostrandosi sicuramente più intelligente, ha spiegato all’assistente sociale che l’Italia è una e la domanda, anche se presentata in una regione diversa, andava valutata. Forse arrabbiata perchè non riteneva un suo compito quello di valutarci, ci ha tenuti in seduta di valutazione per circa 2 ore trattandoci come fossimo stati dei delinquenti sui quali indagare.
L’assistente sociale, poi, non sapendo probabilmente che pesci prendere, ci ha informati che aveva 52 giorni di ferie da godere e che avrebbe rivalutato la nostra pratica soltanto dopo aver goduto delle ferie. Io (a parlare in questo caso è la moglie) faccio un lavoro nel pubblico impiego e sono, quindi, soggetta a turnazione; un bel giorno, nel periodo estivo, l’assistente sociale ci contatta per dirci che ci attendeva il giorno seguente alle ore 12, un orario completamente incompatibile con il mio turno di lavoro del giorno successivo. Gentilmente ho chiesto di spostare l’appuntamento ma come risposta ho ricevuto un trattamento pessimo e mi sono sentita dire che era lei a decidere e non noi su quando dovevano avvenire gli incontri. Non siamo più stati contattati dagli assistenti sociali e nel frattempo stava scadendo anche la terza domanda presentata. Siamo, quindi, tornati al tribunale dove la persona della volta precedente (una persona eccezionale) ci ha fatto cambiare residenza, ci ha fatto integrare la domanda con altri documenti facendo in modo che non scadesse. La valutazione, quindi, infine, è avvenuta tramite i servizi sociali di Nocera Inferiore: abbiamo avuto incontri mensili con assistenti sociali e psicologi. L’esperienza è stata bellissima poiché nel corso degli incontri ci veniva spiegato anche quello che avremmo dovuto fare in seguito, a cosa saremmo andati incontro. Io voglio precisare una cosa: noi non abbiamo mai preteso di avere in adozione un bimbo piccolo per essere genitori perchè anche un bimbo di 10 anni ci avrebbe dato la stessa gioia

 

L’intervista prosegue nella prossima pagina con la conclusione della storia di questa coppia e con i consigli che si sentono di dare a chi deve affrontare un’adozione internazionale.

 

 

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