Abbiamo parlato in nostri precedenti articoli delle leggi che regolano le adozioni, dalle quali tutto appare molto semplice. In realtà cosa viene richiesto alla coppie che vogliono adottare un figlio?
I requisiti per adottare un bambino sono molteplici ma se si è una coppia formata (bisogna essere sposati da almeno 3 anni) e non ci sono patologie gravi, si ha una casa di proprietà e un lavoro stabile. Queste sono le cose che vengono richieste se si incontrano le persone giuste.
In una precedente chiacchierata mi avete detto si esservi sentiti abusati dagli assistenti sociali, vi va di raccontare ai nostri lettori cosa avete dovuto subire?
Dopo il percorso effettuato con gli assistenti sociali di oltre sei mesi, è necessario anche un incontro con il giudice minorile preposto all’adozione.
L’adozione internazionale, oltre ad essere molto più lunga richiede anche costi più elevati rispetto a quella nazionale, come mai avete deciso di adottare un bambino straniero?
Mi chiedi perchè l’estero e non l’Italia: l’Italia è ancora piena di interessi economici che si nascondo dietro il business delle adozioni. Proprio per i troppi soldi che ci sono in ballo in Italia si tende a tenere i bambini nelle strutture perchè su ogni bambino, devi sapere, che queste strutture ricevono dai 200 ai 500 euro al giorno, anche se poi non vengono tenuti in situazioni belle e che giustifichino tali costi. In Italia, quindi, si preferisce non rendere adottabili i bambini nelle strutture proprio per il giro di soldi che c’è dietro . Proprio per questo ci è stato consigliato di rivolgerci all’estero per non far scadere di nuovo la domanda (con la fortuna che avevamo sicuramente sarebbe scaduta di nuovo). Abbiamo dovuto contattare un’associazione che si interessava alle adozioni internazionali; quella cui ci siamo rivolti noi si occupava delle adozioni dall’Ungheria.
Cosa ha comportato aver scelto l’adozione internazionale in Ungheria?
In Ungheria siamo rimasti 45 giorni, anche se i tempi potevano essere più brevi se l’Italia fosse stata più veloce nella burocrazia. Dopo 30 giorni potevamo essere a casa, poiché quando il bambino viene affidato alla famiglia che vuole adottarlo per un mese, automaticamente dopo il mese si potrebbe rientrare in patria, ma si devono attendere i documenti in cui l’Italia dichiara che è consapevole che è stato adottato un bambino mandando i documenti in Ungheria per permetterti il rientro.
Adesso che l’odissea è finita e che avete il frutto del vostro amore in casa con voi da oltre 2 anni, che consigli vi sentite di dare alle coppie che si accingono a seguire lo stesso percorso che avete seguito voi?
I consigli che ci sentiamo di dare è che i cavilli burocratici, le leggi sono tanti e a volte sembrano insormontabili, però se affronti il tutto con forza e caparbietà e non ti fai spezzare le ali, dopo un tunnel, lungo anche diversi anni, dall’altra parte c’è il sole e quel sole è di chi ci crede e lo vuole. Il nostro sole è bellissimo, oggi ha 12 anni e possiamo dire di essere stati davvero dei genitori fortunati. Abbiamo saputo volare e forse più di tutto ci abbiamo creduto.
Ringraziamo questa coppia per aver voluto condividere la propria storia con noi e con tutti i nostri lettori.
A cura di Patrizia Del Pidio
dedicata al un bambino speciale
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