La casa ha da sempre rappresentato l’investimento più sicuro ed importante per gli italiani. Il buon mattone che, nonostante sia stato più volte dato per finito, non ha mai deluso. Ha superato brillantemente le varie crisi del mercato immobiliare, è passato attraverso alti e bassi nella capacità di rendita ma, in fin dei conti, è pur sempre, nella peggiore ipotesi, un tetto sopra la testa. E pazienza se per un periodo il suo valore dovesse crollare: una casa è sempre una casa, e prima o poi tornerà ad acquisire, se non aumentare, quel valore.
Tuttavia, poiché è un bene in grado di generare reddito, è gravato da tasse e imposte. Per questo motivo, molti proprietari di seconde case preferiscono affittare casa per ricavare almeno quel guadagno minimo per coprire i costi.
Complici i portali di affitto e la sempre maggiore attenzione nello scoprire posti al di fuori delle classiche rotte turistiche, ogni casa, pur se sperduta lontano dalla civiltà, è una potenziale fonte di reddito.
Affittare casa può rappresentare un’alternativa alla pensione integrativa?
Il calo di case in locazione per lunghi periodi coincide con l’ascesa rapida degli affitti brevi. Un boom esploso negli ultimi cinque anni, soprattutto per via dell’azione promozionale di portali come Airbnb e Booking (citiamo i più noti e diffusi, ma ce ne sono diversi altri, come Vrbo e Casavacanza ad esempio).
La possibilità di avere liquidità immediata e garantita, potendo disporre anche della casa a proprio piacimento, senza dover attendere la fine di lunghi contratti, ha invogliato molti proprietari a ripensare l’idea di locazione.
Affittare casa giornalmente permette di guadagnare cifre sostanziose, con la sicurezza di avere sempre la casa sotto controllo.
B&B, Guesthouse, Case Vacanza, Affitta Camere sono le attività più diffuse tra chi opera in modo non professionale, generando una rendita fissa dal valore più o meno alto.
Ma è davvero possibile avere un reddito sicuro, al pari di una pensione integrativa?
Brevi periodi contro lunghi periodi: quali sono gli affitti più remunerativi
Il termine pensione forse è un po’ iperbolico, perché non è sempre paragonabile ad un introito ricevuto da un istituto di credito o assicurativo.
Tuttavia, a seconda della località e della posizione, è possibile valutare come impostare il tipo di affitto ed ottenere il massimo profitto dalla propria abitazione (solitamente la seconda).
Affitti brevi: pro e contro
L’affitto breve rappresenta il trend dominante del momento, tanto da far impensierire anche le alte sfere per il rischio di spopolamento dei centri storici più famosi per via della trasformazione delle casa in B&B, affittacamere e casa vacanza.
I vantaggi:
- Liquidità immediata e sicura;
- Possibilità di disporre della casa per uso privato a piacimento (conciliando la rendita con l’uso vacanza);
- Guadagni molto alti se l’immobile è di pregio o si trova in zone ad alta affluenza turistica (montagna, mare, città d’arte, metropoli).
Gli svantaggi:
- L’ormai elevata concorrenza che richiede continua manutenzione e cura della casa per mantenere standard medio alti;
- La trafila burocratica complessa in alcuni casi (ci sono regioni che chiedono, per avviare una semplice attività di casa vacanze anche solo per l’estate, una documentazione completa, incluse le certificazioni degli impianti) e la farraginosità del sistema di schedatura degli ospiti.
Con gli affitti brevi si guadagna davvero di più che con la locazione? Dipende.
Se escludiamo città come Roma, Milano, Bologna Firenze e le città d’arte, il resto non è sempre così remunerativo.
A me che non lo si faccia come attività principale, affittare casa è un’integrazione al proprio lavoro, per cui si finisce spesso per affidarsi a terzi nella gestione.
Quindi costi in più (si stima intorno al 30% degli incassi) oltre a quelli canonici.
Parlando in termini lordi, si va dagli oltre 30.000 euro annui delle mete più gettonate a circa 6.000 euro per chi affitta una casa al mare nei soli mesi di giugno, luglio, agosto e settembre.
Affitti lunghi: pro e contro
Situazione molto più semplice e lineare: si può affittare casa con canone concordato oppure seguendo l’andamento del mercato immobiliare.
I vantaggi:
- Una volta affittato l’immobile, si gode di un’entrata continuativa senza particolare impegno;
- Non c’è bisogno di rendere la casa particolarmente attraente, o comunque basta farlo solo la prima volta.
Gli svantaggi:
- Il rischio di morosità e le difficoltà nello sfratto;
- L’impossibilità ad usufruire della casa per lunghi periodi.
Dal punto di vista dei costi, solitamente chi cede in locazione deve rispondere delle spese di condominio, di manutenzione straordinaria, IMU e Tari.
Su un affitto, ad esempio, di 1.000 euro mensili, le spese vanno dai 200 ai 400 euro mese (considerando anche una piccola percentuale da riservare al fondo cassa per eventuali lavori di manutenzione, come interventi sugli impianti o lavori di condominio).
Per le tasse sul reddito, sia per gli affitti lunghi che per quelli brevi bisogna capire se conviene aderire al regime Irpef o cedolare secca.
In entrambi i casi, l’affitto rappresenta una piccola entrata fissa, se vogliamo vita natural durante. Potremmo davvero considerarla una sorta di pensione integrativa, con la possibilità di riscatto in un’unica soluzione in caso di vendita
Riassumendo…
- Una seconda casa può garantire un reddito sia nel breve che nel lungo periodo
- Affittare casa per periodi brevi permette di guadagnare mantenendo la disponibilità della casa
- Affittare casa per lunghi periodi garantisce una rendita senza impegno
- Sia gli affitti brevi che quelli lunghi generano un’entrata fissa nel tempo, paragonabile a una pensione integrativa.