Affitti brevi, un appartamento su due vuoto a Roma: suona la sveglia per il governo Meloni

Boom per gli affitti brevi in Italia, ma dalle piattaforme online emerge che fino a metà degli appartamenti sta rimanendo vuota.
7 mesi fa
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Affitti brevi e appartamenti vuoti
Affitti brevi e appartamenti vuoti © Licenza Creative Commons

Il 2023 è stata una grande annata per il turismo italiano e lo confermato anche i dati sugli affitti brevi. Roma è stata la città con il più alto tasso di crescita dei pernottamenti in Europa dopo Parigi: +37,3% a 11,768 milioni. In valore assoluto, si è posizionata quarta. In questi giorni risulta difficile trovare un B&B a Milano per via della Design Week. Tuttavia, il Centro Studi Rescasa-Confcommercio ha fornito dati molto meno lusinghieri. Negli ultimi dodici mesi, gli appartamenti pubblicizzati online e con pernottamenti superiori ai 60 giorni sono stati il 51% a Roma, il 32% a Milano e meno del 39% a Napoli.

Affitti brevi, boom di appartamenti vuoti

Dunque, un appartamento su due a Roma risulta essere rimasto vuoto per la stragrande parte dell’anno, a Milano un appartamento su tre. Come si conciliano questi numeri con il boom degli affitti brevi? Sappiamo che il fenomeno negli ultimi anni si deve certamente all’incremento della domanda, che ha spinto molti proprietari di seconde case a mettere a reddito i loro immobili. E sappiamo anche che molti turisti preferiscono l’alternativa agli alberghi per risparmiare e godere di maggiore flessibilità durante le loro vacanze.

Ma c’è una questione irrisolta sul piano legislativo: molti appartamenti si rivolgono al mercato degli affitti brevi per sottrarsi a quello delle locazioni ordinarie, cioè a lungo termine. La ragione è presto spiegata: ci sono molti rischi e scarsi rendimenti per i proprietari. Questi spesso decidono di affittare ai turisti per non correre il pericolo di ritrovarsi impelagati per anni appresso a inquilini che non  pagano il canone e che per la legge italiana risulta complicato, oneroso e dispendioso anche in termini di tempo sfrattare.

Diritti di proprietà indifesi

I diritti di proprietà in Italia non sono tutelati adeguatamente, a causa di un malinteso senso di protezione della parte contraente debole.

Lo stato ha deciso da molti decenni di fare welfare sulle spalle di chi ha messo su una casa con i propri sacrifici o quelli dei suoi avi. Prima con la famosa legge dell’equo canone e ancora oggi riducendo gli spazi di esercizio del diritto di proprietà. Se un inquilino è moroso, passeranno anche anni prima di vederlo sfrattato. Specie in presenza di minori, prima di tornare in possesso del proprio immobile di acqua sotto i ponti ne scorrerà tanta.

Nessun governo ha mai messo mano seriamente alla disciplina sulle locazioni. L’ultimo governo Berlusconi offrì un certo sollievo con l’introduzione nel 2010 della cedolare secca. Il mercato nero delle locazioni ne è uscito sconfitto, grazie alla convenienza sul piano fiscale per i proprietari a regolarizzare i contratti. Ma di lì in avanti nessun passo in avanti. Il governo Meloni, tramite il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha seguito la scia dei suoi colleghi europei (e non solo) con l’imposizione di limitazioni agli affitti brevi.

Proprietari di case sbarcano il lunario

Il problema avvertito dagli abitanti nelle grandi città è quello di vedere migliaia di appartamenti sottratti al mercato delle locazioni a lungo termine, in favore dei turisti. I prezzi dei canoni schizzano in alto e solo le famiglie più benestanti oramai possono permettersi di vivere in centro. Tuttavia, anziché cercare di risolvere il problema alla radice, anche il governo di Giorgia Meloni sta cercando di affrontarlo tramite scorciatoie. Si riveleranno inefficaci, siamo facili profeti. Fintantoché i diritti di proprietà non saranno adeguatamente tutelati, gli affitti brevi resteranno più appetibili. E un governo di centro-destra dovrebbe averli a cuore.

I dati di cui sopra confermano quanto stia accadendo. Sempre più famiglie s’improvvisano affitta-camere per sbarcare il lunario senza rischiare di vincolarsi per anni con inquilini eventualmente non sfrattabili. Ovviamente, non essendo professionisti e neppure spesso volendo o potendo occuparsi di accogliere i turisti per tutto l’anno, i tassi di occupazione dei loro immobili risultano bassi.

Gli affitti brevi servono per ripagarsi delle imposte che lo stato pretende dai proprietari e delle spese di manutenzione. Non siamo dinnanzi a un’esplosione della vocazione imprenditoriale, bensì alla necessità di monetizzare.

Affitti brevi per sfuggire al mercato delle locazioni

Pressioni corporative spingono il legislatore a cedere alle richieste degli albergatori, che puntano a demolire qualsiasi forma di concorrenza. E questioni ideologiche gli impediscono di intervenire sulla delicata materia delle locazioni. Da un lato la sinistra difende a spada tratta il sistema così com’è, dall’altro la destra non possiede il sufficiente coraggio per tutelare i proprietari. La storia insegna che quando lo stato impone restrizioni pesanti al mercato, la parte più debole finisce per patirne le conseguenze. L’equo canone a inizio anni Novanta fu abolito per la presa d’atto che molti appartamenti restassero sfitti o venissero affittati in nero. Gli affitti brevi sono l’ultimo tentativo di fuga dei locatori da un sistema di regole punitivo e che punta a fare ricadere sulle loro spalle il peso di un welfare maturo a cui lo stato italiano non ha mai saputo dare attuazione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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