Anche quello degli affitti su Airbnb è stato un settore fortemente colpito dalla pandemia. Con le restrizioni agli spostamenti e il blocco del turismo, affittare per brevi periodi è diventato sempre più difficile e molti appartamenti sono rimasti sfitti per mesi. Non trattandosi di attività imprenditoriale non sono stati previsti aiuti ma neppure sospensioni delle tasse o proroghe delle scadenze fiscali per chi è rimasto con una “seconda casa sul groppone”. Le cose però stanno cambiando a livello normativo. Qualche spiraglio arriva con la Legge di Bilancio 2021, con sconti per chi non supera i 4 appartamenti in affitto su Airbnb.
Affitti su Aribnb, quando bisogna aprire partita IVA
Lo spartiacque tra attività imprenditoriale e non per chi affitta su Airbnb sarà fissato a 4 appartamenti: oltre questo numero il proprietario sarà obbligato ad aprire partita IVA.
Ricordiamo che gli affitti brevi (che non richiedono registrazione del contratto) sono quelli che hanno una durata non superiore a trenta giorni (non è determinante in alcun modo in questo senso il fatto che siano offerti servizi aggiuntivi extra come pulizia o cambio biancheria).
Chi non ha più di 4 immobili in affitto su Airbnb potrà usufruire della cedolare secca al 21%. Oltre questo numero si configura attività imprenditoriale rientrante a pieno titolo nelle previsioni dell’articolo 2082 del Codice Civile. Questi imprenditori sono esclusi dalla flat tax.
La Legge di Bilancio 2021 ha superato l’impostazione per cui tutti gli affitti brevi siano equiparati alla stregua di attività svolte in forma imprenditoriale. E’ stato così abrogato il comma 3 dell’art.4 del D.L. n. 50/2017.
Dal prossimo anno, dunque, se non si superano le quattro case su Airbnb (soglia che riguarda solo una piccola percentuale di host stando ai dati della piattaforma), non diventerà obbligatorio aprire partita IVA.
Ovviamente le stesse regole valgono per tutte le piattaforme di affitti brevi online, come Airbnb anche Booking e altri competitor.
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