“L’universo è abitato da altre civiltà? Certo, l’universo è immenso. Composto da migliaia di galassie. Se fossimo soli ad abitarlo, dovremmo pagare un affitto altissimo“, afferma Bilbo Baggins nel romanzo Lo Hobbit. In attesa di scoprire quali altri essere viventi popolano l’universo, ci accontentiamo di scoprire i vari angoli del pianeta Terra.
Diversi, d’altronde, sono i posti meravigliosi da poter scoprire, dove poter trascorrere delle vacanze da sogno. Allo stesso modo sono tante le modalità di soggiorno tra cui poter scegliere come ad esempio gli affitti brevi.
Affitti vacanza, torna l’obbligo con l’Agenzia delle Entrate e vale anche per Booking e Airbnb
Con il termine affitti brevi si fa riferimento ai contratti di locazione di immobili a uso abitativo dalla durata inferiore a trenta giorni. Nonostante il breve lasso di tempo, anche questo tipo di contratto finisce sotto la lente di ingrandimento dell’Agenzia delle Entrate. Qiesto in modo tale da evitare possibili casi di evasione fiscale. A disporre tutta una serie di obblighi su tali contratti ci pensa l’articolo 4 del decreto legge del 24 aprile 2017 numero 50, convertito, con modificazioni, dalla legge del 21 giugno 2017, numero 96. Come pubblicato in Gazzetta Ufficiale, infatti, prevede che:
“A decorrere dal 1° giugno 2017, ai redditi derivanti dai contratti di locazione breve stipulati a partire da tale data si applicano le disposizioni relative alla cedolare secca di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, con l’aliquota del 21 per cento in caso di opzione. […] I soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali online, mettendo in contatto persone in ricerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare, trasmettono i dati relativi ai contratti di cui ai commi 1 e 3 conclusi per il loro tramite. L’omessa, incompleta o infedele comunicazione dei dati relativi ai contratti di cui al comma 1 e 3 è punita con la sanzione“.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea
Sempre il decreto poc’anzi citato, inoltre, stabilisce che al fine di contrastare l’evasione fiscale, coloro che svolgono attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso servizi web, se incassano i canoni di locazione devono agire in qualità di sostituti d’imposta, applicando una ritenuta del 21%.
Una situazione che è finita davanti alla Corte di Giustizia Europea che con la sentenza del 22 dicembre 2022 ha confermato l’obbligo per i portali come Airbnb di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati degli immobili locati. Ma non solo, anche di operare come sostituito di imposta per la ritenuta del 21% per locatari che mettano in affitto meno di quattro appartamenti. Considerando la data della sentenza, tale obbligo ritorna in vigore da gennaio 2023, con la prima dichiarazione da parte degli intermediari che deve essere trasmessa entro giugno 2024.