Il ricorso al Garante del contribuente è la strada per tutelarsi qualora si ritenga di subire abusi da parte dell’Agenzia delle Entrate. Non tutti i cittadini infatti conoscono l’esistenza di questo organo preposto come alternativa al ricorso in autotutela o al tribunale.
Garante del contribuente: i limiti
Può ricorrere al Garante il contribuente che non si è ancora rivolto al tribunale. Il Garante infatti non sospende i termini per l’impugnazione dell’atto.
Ma il limite maggiore di questa via è che, a differenza del giudice, il Garante non può influire in maniera arbitraria sull’operato dell’Agenzia delle Entrate ma può solo richiedere una modifica della condotta senza efficacia vincolante.
Per questo motivo il ricorso al Garante entra in gioco in caso di interessi semplici, ovvero per le posizioni che non potrebbero essere tutelate davanti al giudice. Pensiamo ad esempio al caso della correzione di un errore di calcolo grossolano o di ritardo nell’erogazione di un rimborso riconosciuto e non contestato.
Dal momento della segnalazione, il Garante per legge ha trenta giorni per rispondere e attivare le procedure di autotutela nei confronti degli atti amministrativi di accertamento o di riscossione. Al termine del procedimento il Garante comunica l’esito dell’attività.