Il numero di coloro che hanno richiesto il sussidio di disoccupazione è salito a 242.000 unità la settimana scorsa dal dato precedente di 220.000 e sopra le stime di 225.000. Tanto è bastato per provocare un iniziale calo dei rendimenti americani, salvo essersi tramutato in una risalita per effetto dei dati migliori delle attese sulle vendite di beni durevoli a gennaio negli Stati Uniti. Lo spread Treasury-Bund a 5 anni viaggiava ieri in area 195 punti base, vale a dire che il rendimento americano a 5 anni risultava superiore di circa l’1,95% al rendimento tedesco di pari durata. Poco prima del giuramento di Donald Trump a gennaio, si era portato fino a 220 punti.
Segnali negativi per l’euro
Cosa ci dice questo differenziale? In teoria, un obbligazionista si trova indifferente tra l’acquistare un Treasury (in dollari) o un Bund (in euro) quando sconta variazioni per il cambio euro-dollaro, tali da allineare i rendimenti effettivi dei due bond. In parole semplici, se oggi il mercato reclama l’1,94% in più di rendimento annuale per il bond americano a 5 anni rispetto a quello tedesco sarebbe perché ritiene che l’euro in media guadagnerà altrettanto contro il dollaro nel prossimo quinquennio.
Lo spread Treasury-Bund fungerebbe, dunque, da indicatore per le prospettive del cambio tra euro e dollaro, almeno secondo le previsioni del mercato. Vale la pena, tuttavia, soffermarsi sulle scadenze medio-brevi, perché nel lungo periodo le variabili che influenzano il cambio tra due valute sono tanti e tali da rendere poco credibili le stime. Poiché oggi il cambio euro-dollaro si aggira in area 1,04, scontando un aumento dell’1,9% all’anno per 5 anni ci porta a concludere che tra un lustro salirà a 1,14.
Questo ci dicono i rendimenti di mercato.
Evoluzione dal taglio dei tassi Fed
Quando nel settembre scorso la Federal Reserve annunciava il primo taglio dei tassi di interesse, il cambio si attestava a 1,11. E allora il Treasury a 5 anni rendeva circa il 3,40% e il Bund il 2%. Il differenziale Treasury-Bund era in area 1,40% e ripetendo lo stesso ragionamento di sopra, otteniamo che il mercato scontasse un cambio a 5 anni di 1,19. Dunque, c’è stato nel frattempo un indebolimento delle prospettive a medio-lungo termine per la moneta unica. Se ciò può essere considerata una conseguenza della divergenza monetaria tra le due principali banche centrali, d’altra parte essa stessa riflette una differente robustezza economica.
Treasury-Bund non infallibile
Se il mercato avesse ragione, dovremmo attendere fino al 2030 per risalire allo stesso livello di cambio del giugno 2021. Non dimentichiamo che prima della crisi finanziaria mondiale del 2007, esso era salito a 1,60. Oggi sembra persino innaturale immaginare che possa tendere a quei numeri entro i prossimi anni. Lo spread Treasury-Bund non è, ovviamente, un metodo infallibile. Ad esempio, 5 anni fa esso stava a 175 punti con un cambio di 1,10, preludendo a una risalita in area 1,20 entro oggi. E’ andata molto diversamente, a sfavore naturalmente dell’euro.