L’evasione fiscale si nasconde negli affitti brevi. Proprietari di case, appartamenti e Bed & Breakfast che mettono a disposizione locali per affitti brevi dovranno fare molta attenzione da adesso in avanti ad affittare in nero. Il decreto crescita dà infatti all’Agenzia delle Entrate la possibilità di controllare l’attività di chi affitta per brevi periodi, soprattutto attraverso la piattaforma Airbnb.
Airbnb nel mirino del fisco
L’Italia è, infatti, il terzo paese al mondo, dietro a Stati Uniti e Francia, a realizzare le maggiori transazioni online per affitti brevi.
La banca dati Alloggiati Web
Inoltre, come prevede il decreto crescita, la banca dati di “Alloggiati Web” sarà messa a disposizione dell’Agenzia delle Entrate, che in questo modo potrà accedere a tutti i dati dei locatori che affittano i loro immobili sui portali internet, quali Airbnb, Booking, ecc. In pratica, colui che effettuerà una prenotazione tramite Airbnb metterà in moto un sistema di segnalazioni che sarà portato a conoscenza dell’Agenzia delle Entrate la quale si aspetta di vedere l’affittuario versare il 21% di imposte (cedolare secca). Se la cosa non avviene, scatteranno gli accertamenti.
Il decreto crescita
Sempre secondo il Decreto Crescita vi è l’obbligo per i proprietari di immobili concessi in affitto breve di registrarsi presso una banca dati pubblica delle strutture ricettive.