Con l’invecchiamento della popolazione, l’assistenza e l’aiuto agli anziani non autosufficienti che non possono mantenersi da soli è destinata a diventare un problema sempre più difficile. La necessità di riformare il sistema per creare reti di servizi efficienti e integrate è stata discussa per decenni, ma solo negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni progressi.
Il tema dell’aiuto agli anziani non autosufficienti è inserito tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Tant’è che lo scorso marzo il Parlamento ha approvato una specifica legge delega sulla base di una proposta avanzata da alcune associazioni di settore.
Niente aiuti per anziani non autosufficienti
Dal punto di vista statistico, la gestione degli anziani non autosufficienti coinvolge gran parte della popolazione italiana. Secondo l’Istat, nel 2021, 6,4 milioni di persone in Italia non erano in grado di mantenersi a causa di menomazioni fisiche e cognitive. Tra loro ci sono 3,8 milioni di anziani non autosufficienti in grave difficoltà, con un’età media di 82 anni, e si tratta soprattutto di donne. Solo il 13% delle persone con più di 85 anni è completamente indipendente. Il sistema che ora dovrebbe fornire gli aiuti non è più in grado di far fronte a una domanda che dovrebbe continuare a crescere: tra vent’anni ci saranno due milioni di ultraottantenni in più rispetto a oggi.
In molti casi, gli sgravi per gli anziani non autosufficienti ricadono sui familiari, come figli e nipoti, che devono ridurre il proprio orario di lavoro, prendersi ferie o rinunciare ad attività sociali per prendersi cura di chi è nel bisogno, dal dal punto di vista emotivo, fisico e anche finanziario, avrà conseguenze significative. In alternativa si potrebbe ricorrere ad un assistente domiciliare o ad una residenza per anziani non autosufficienti, che sono essenzialmente private e possono costare migliaia di euro al mese.
Assistenza anziani non autosufficienti, un problema irrisolto da anni
Della necessità di riformare il sistema si discute da quasi tre decenni, ma senza risultati concreti. Attualmente non esistono programmi specifici rivolti agli anziani non autosufficienti che non sono in grado di mantenersi da soli. Come, invece, avviene in altri Paesi europei come Austria, Germania, Francia e Spagna. Da noi, tutto è demandato a servizi forniti in modo frammentato da aziende sanitarie, medici di base e case di cura.
Solo nel 2021 le associazioni hanno chiesto una revisione delle norme che regolano il sistema. La riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti è quindi inserita negli obiettivi del Pnrr approvati dal governo Draghi. Ma non sono ancora stati stanziati fondi per gli interventi fondi.
Lo scorso marzo, con l’avvento al potere del governo Meloni, il nuovo Parlamento ha approvato una legge delega anche sulla 104 che prevede che le misure della riforma vengano finanziate tramite i fondi assegnati a strumenti già esistenti. Come il Fondo per le non autosufficienze, quello per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, per le politiche della famiglia. O il Fondo nazionale per le politiche sociali.
Benché il quadro risulti ancora nebuloso e il percorso da attuare incerto, il Pnnr ha stanziato 2,7 miliardi di euro per potenziare i servizi domiciliari. Ossia fare in modo che le persone con più di 65 anni con una o più patologie croniche, o non autosufficienti, possano ricevere assistenza direttamente in casa. Così da nona affollare gli ospedali e le residenze per anziani non autosufficienti. Si tratta però di un intervento diverso, seppure parzialmente collegato, rispetto a quello relativo alla riforma dell’assistenza.
Riassumendo…
- Niente aiuti per anziani non autosufficienti con la legge di bilancio 2024.
- 6,4 milioni di persone versano in povertà assoluta in Italia.
- Grazie al Pnnr, arriveranno 2,7 miliardi per l’assistenza domiciliare.