Per andare al ristorante servirà l’autocertificazione. Non tanto se ci si reca da soli, ma in compagnia di parenti, congiunti o amici per i quali occorrerà rispettare rigorosamente le distanze per evitare assembramenti a tavola.
Così, dal prossimo 18 maggio i ristoratori potranno riaprire le proprie sale e tornare a ospitare clienti per pranzi e cene. Ma nulla sarà come prima, almeno durante questa prima fase, detta anche Fase 2. Se si entra da soli al ristorante, non c’è problema, ma se si va in gruppi o in famiglia servirà l’autocertificazione.
Autocertificazione per andare al ristorante
Già, perché, oltre all’utilizzo di mascherine e al rispetto di norme igienico – sanitarie, come stabilite dall’Inail, occorrerà anche dichiarare che le coppie o i gruppi sono costituiti da parenti o congiunti. In assenza, di autocertificazione che il gestore sarà obbligato a recepire, non si potrà andare al ristorante. O meglio, in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, i clienti rischiano la multa così come previsto per le norme pandemiche contro gli assembramenti, mentre il ristoratore rischia la sanzione e la chiusura dell’attività. Insomma, un vero e proprio paradosso all’italiana: da un lato si consente la riapertura dei ristoranti, ma dall’altra se ne incentiva la chiusura visto che l’autocertificazione è un fastidio e un intralcio burocratico che andrà a sommarsi a tutte le altre difficoltà che limitano il movimento della clientela. Col rischio che molti rinuncino in attesa di tempi migliori.
Le altre regole da rispettare
All’autocertificazione, bisogna infatti sommare tutte le altre regole espressamente stabilite dall’Inail per l’osservanza delle misure di contenimento del virus e la messa in sicurezza di lavoratori e clienti. Fra queste, la disposizione dei tavoli e dei posti a sedere definendo un limite massimo di capienza predeterminato che preveda uno spazio di norma non inferiore a 4 metri quadrati per ciascun cliente.