La pubblicazione del Financial Stability Review da parte della Banca Centrale Europea (BCE) in settimana ha svelato per l’ennesima volta quanto questa istituzione ne abbia di strada da percorrere per essere definita all’altezza del compito. Non si sa se nel lanciare l’allarme sul debito abbia prevalso l’ignoranza o la disonestà intellettuale. In entrambi i casi, un bruttissimo segnale per la capacità dell’Eurozona di apparire credibile agli occhi del mondo.
Allarme debito, tornano i Piigs nella testa di Lagarde
Avete mai sentito una banca centrale affermare che il debito del proprio Paese sia a rischio? Accade solo a Francoforte, dove l’Eurotower ha messo in guardia dal possibile deterioramento delle condizioni fiscali in economie come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovacchia, Slovenia e Cipro.
L’allarme sul debito scaturisce dalla constatazione che vi siano rischi per la crescita economica, i quali contribuiscono a dipingere un quadro fosco per gli stati alle prese con elevati livelli di indebitamento. Sembra quasi che la BCE voglia additare i Paesi dai quali può originare una nuova crisi fiscale come nel decennio passato. Un fatto tristissimo, che dovrebbe far scattare dalla sedia i responsabili della politica monetaria dei Paesi interessati per chiedere conto ai funzionari su ciò che vanno pubblicando.
Quanto accaduto è gravissimo. La BCE, anziché fungere da fonte di stabilità sui mercati finanziari, fa di tutto per gettare discredito su alcuni stati membri e finire così con l’alimentare il caos. Anche perché queste valutazioni non combaciano con le decisioni del board di questi mesi. La prudenza mostrata nel tagliare i tassi di interesse è stata spiegata in parte con la “resilienza” dell’economia nell’Eurozona, oltre che con le incertezze che gravano sul futuro.
Messaggio incoerente con comunicazioni ufficiali
L’allarme sul debito implica che o la BCE prospetta o un periodo di stagflazione o ha finora sbagliato analisi tagliando i tassi meno di quanto avrebbe dovuto. Ma perché offrire in pasto ai mercati alcuni Paesi? La logica sembra quella sempre seguita negli ultimi decenni in Europa: depistare l’attenzione degli investitori rispetto alla crisi dell’asse franco-tedesco. Crisi, che è diventata sia politica che economica. Francia e Germania hanno governi debolissimi; nella seconda sta per cadere ufficialmente e le elezioni anticipate sono ormai una certezza. La crescita in entrambe è al palo, con l’economia tedesca in recessione per il secondo anno consecutivo.
I conti pubblici francesi sono malmessi, al punto che il premier Michel Barnier ha esordito con una manovra da 60 miliardi di euro tra tagli e aumenti delle tasse. Servirà solamente a contenere il deficit di bilancio al 5% del Pil, mentre non scenderà sotto il 3% prima del 2029. E non esiste una maggioranza parlamentare che possa sostenere riforme e austerità. In tutto questo marasma, con anche l’industria dell’auto tedesca al collasso e caos politico a Berlino, la BCE non ha trovato di meglio che rispolverare il trito e ritrito allarme sul debito dei Piigs.
Depistaggio da crisi franco-tedesca
A che pro? Se fossimo maligni (e un po’ lo siamo, anche perché dall’esperienza abbiamo imparato a non essere più ingenui), diremmo che sia la volontà di deviare l’attenzione dai guai dei pezzi grossi, puntando il dito sui soliti noti. Per fortuna i mercati stessi sono più avveduti di un quindicennio fa. Non hanno reagito alla pubblicazione e continuano a valutare i bond francesi peggio di quelli spagnoli e lusitani. Le distanze con i BTp restano nell’ordine dei 45-50 punti base, ai minimi da maggio 2010.
L’allarme sul debito non è in sé sbagliato, ma non riguarda solamente le economie sopra citate, bensì quasi tutte nell’Eurozona. Non si può notare come la Francia stia cercando di sostenere la sua crescita a colpi di deficit, come se disponesse di margini fiscali che nei fatti non possiede. Si trova nella medesima situazione dell’Italia di quindici anni fa. Con la differenza che a noi veniva fatta la morale dalla mattina alla sera, mentre oggi verso Parigi si chiude più di un occhio e la BCE della francese Christine Lagarde non trova il coraggio e la serietà di inserirla nella “blacklist” dei Paesi a rischio.
Allarme debito boomerang per BCE
Una banca centrale che aizza i mercati contro una parte della propria economia, contravviene al suo stesso mandato. La stabilità dei prezzi non può essere perseguita e mantenuta in presenza di un forte disallineamento dei rendimenti sovrani nell’area. Ciò porterebbe alla necessità per la BCE di intervenire con acquisti mirati di bond, finendo con l’aumentare la liquidità in circolazione e possibilmente la stessa inflazione, mentre la fuga dei capitali ridurrebbe il già fiacco tasso di crescita. Questo allarme sul debito non solo è sbagliato, ma persino suicida. Per fortuna nessuno presta più di tanto attenzione ai pamphlet di un istituto guidato da chi, dietro le quinte, ha bisogno di un interprete per veicolare il messaggio agli investitori al termine di ogni board. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da strapparsi i capelli dalla desolazione.