A settembre la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe prendersi una pausa sull’aumento dei tassi di interesse, un po’ come fece la Federal Reserve a giugno. Ciò non escluderà la prosecuzione della stretta monetaria nei mesi successivi. Le parole del governatore durante un’intervista al quotidiano francese Le Figaro fanno discutere. Christine Lagarde è da mesi nel mirino dell’Italia per la sua politica restrittiva contro l’inflazione e il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, è arrivato a chiederne le dimissioni venerdì scorso.
I tassi di riferimento sono stati portati al 4,25% e quelli sui depositi bancari al 3,75%. Si tratta dei livelli massimi da quando esiste l’euro. Ciò basta per molti per invocare le dimissioni di Lagarde, rea a loro modo di vedere di inasprire eccessivamente le condizioni monetarie. Una deduzione sconclusionata da più punti di vista. In primis, la BCE decide collegialmente sulla politica monetaria. Il board è composto da tutti i governatori centrali dell’Eurozona e da sei componenti esecutivi. Le decisioni sono adottate a maggioranza, ma alla riunione di giovedì scorso c’è stata l’unanimità, secondo quanto dichiarato dalla stessa Lagarde.
Richiesta dimissioni Lagarde incomprensibile
Questo significa che persino i due componenti italiani – Ignazio Visco e Fabio Panetta – si sono espressi a favore. Atto di masochismo? No, l’inflazione nell’Eurozona a giugno era ancora al 5,5% contro un target del 2%. E prima del 2025 l’area non tornerebbe a centrare il suo obiettivo a medio termine. Insomma, chiedere le dimissioni di Lagarde per una posizione che è dell’intera BCE è senza senso.
E c’è di più. L’allarme mutui che i media propinano in Italia a piene mani, non esiste. Le sofferenze bancarie sono stabili o persino in leggero calo nel nostro Paese. E la Federazione autonoma bancari italiani ha stimato che la quota di reddito per pagare le rate sia salita in media in Italia dal 9,5% del 2019 al 10,55% del marzo scorso.
Per l’Italia questa posizione contro l’aumento dei tassi è assurda. La BCE ha quale unico mandato quello di centrare l’obiettivo d’inflazione al 2%. Chiedere le dimissioni di Lagarde perché sta svolgendo il suo lavoro, è ridicolo. La francese andrebbe contro lo statuto se facesse qualcosa di diverso. Né si capisce perché dovrebbe fare altrimenti con un’inflazione ancora quasi il triplo del target. E, infine, il rischio boomerang è dietro l’angolo. Gasparri non è un membro del governo italiano, ma un esponente autorevole della maggioranza che lo sostiene.
Allarme mutui esagerato
Le sue parole hanno fatto il giro del mondo e non hanno eguali nel resto dell’Eurozona. Tutto questo a ridosso del passaggio di consegne tra Visco e Panetta in ottobre. Il secondo succederà al primo alla guida della Banca d’Italia e dovrà dimettersi da componente esecutivo della BCE. Non esiste alcuna regola scritta per cui Lagarde debba rimpiazzarlo con un altro italiano, sebbene i grandi paesi dell’area siano sempre rappresentati tra i membri esecutivi. Rischiamo l’irrigidimento di Francoforte verso un’altra nomina italiana, cioè che l’Italia resti sotto-rappresentata nel board. E per cosa? Credete per caso che sparare a zero contro l’istituto lo convinca a cambiare impostazione? Al contrario. Non sono questi i modi per ottenere un eventuale cambio di passo.
Queste critiche al vetriolo accrescano il sospetto nel resto dell’Eurozona che l’Italia sia una nazione inaffidabile dal punto di vista della gestione monetaria, che sia poco sensibile al tema della stabilità dei prezzi e che subordini la lotta all’inflazione a ragioni di natura fiscale.