Negli ultimi anni, il mondo del lavoro è cambiato. Nel prossimo futuro, a breve termine, potrebbe subire un’autentica rivoluzione, in negativo per i lavoratori di oggi impiegati in mansioni meno qualificate e che possono essere sostituite dalla tecnologie, nelle figure dei robot e dell’intelligenza artificiale. Nel 2013, quattro anni fa, una ricerca condotta dalla Oxford University aveva profetizzato che il 47 per cento dei posti di lavoro sarebbe stati a rischio per l’avvento dei miglioramenti in campo tecnologia. Cinque anni dopo, le percentuali sono state riviste al ribasso dall’Ocse, attraverso il documento denominato “Automation, skills use and training”.
Quanti posti di lavoro sono a rischio nel prossimo futuro
Stando a quanto afferma l’Ocse nella sua ultima ricerca, sarebbero a rischio in termini percentuali il 14 per cento dei posti di lavoro. Tradotto a livello numerico, i lavoratori che rischiano di perdere la propria occupazione nel corso dei prossimi anni sono 66 milioni, cifra riportata dal Guardian, noto quotidiano britannico. A chi attribuire la colpa? Ai robot e all’intelligenza artificiale, che prende sempre più piede nella società moderna e che ci accompagna durante tutta la giornata grazie agli ultimi modelli di smartphone.
I settori più a rischio
Esistono dei settori che sono più a rischio di altri, quali l’agricoltura e l’industria, che rischiano di pagare il conto più salato in termini di perdita di occupazione “umana”, con la scena che verrebbe presa interamente dai robot. Già da qualche anno, a dir la verità, sono diversi gli episodi che hanno visto i robot prendere stabilmente il posto di ex lavoratori. Inoltre, la situazione non è uguale in tutti gli Stati. Prendendo come esempio l’Europa, i Paesi del Nord presentano soltanto il 6 per cento dei lavori automatizzabili, percentuale che sale decisamente quando ci si sposta nell’Europa dell’Est e nell’area del Mediterraneo, inclusa l’Italia.
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