Le tragedie fanno miracoli. Peccato che in Italia questi non arrivino quasi mai senza che prima debbano registrarsi morti e devastazioni. L’alluvione in Emilia-Romagna svela tutte le fragilità dei nostri territori. Ce lo saremmo detti centinaia di volte in pochi anni, con picchi di retorica a seguito di un terremoto in questa o quella regione. Il tempo di superare l’ondata emotiva e “business as usual”. Le precipitazioni dei giorni scorsi sono state certamente intense, ma per favore non scomodiamo il cambiamento climatico per raccontare quello che è sotto gli occhi di tutti: eccessivo consumo di suolo e scarsa cura del territorio.
Alluvione Emilia-Romagna, Schlein apre a modifiche PNRR
Solo che giustamente si evidenzia in questi giorni come nel 2018 il Veneto registrò precipitazioni più che doppie nello stesso arco di ore e per fortuna non vi furono conseguenze fatali per le persone e il territorio. Anzi, la fortuna c’entrò poco. Ad evitare il peggio furono le opere di laminazione, che servono ad ammortizzare i sovraccarichi di acqua in casi come quello dell’alluvione in Emilia-Romagna.
Questa tragedia ha inevitabili implicazioni politiche per diverse ragioni. La prima è che per anni è stata co-guidata da Elly Schlein, attuale segretaria del Partito Democratico. E’ stata vice di Stefano Bonaccini tra l’1 febbraio del 2020 e il 24 ottobre 2022. Non un periodo lungo, per carità. Solo che in quegli anni la regione avrebbe mandato indietro fondi statali per 55 milioni di euro, che erano stati assegnati per la messa in sicurezza del territorio contro le alluvioni. E poiché non vogliamo fare facile demagogia, sgombriamo subito il campo da un altro possibile equivoco: gli enti locali spesso non riescono a spendere i fondi nazionali ed europei, non perché siano inetti, ma perché c’è carenza di progetti, a sua volta conseguenza di carenza di personale qualificato.
Ma su un punto l’alluvione in Emilia-Romagna svela le ipocrisie del PD di Schlein: il PNRR. La segretaria ha invitato il suo partito a non polemizzare con il governo Meloni, a ritrovare uno spirito di unità nazionale dinnanzi a una tragedia come questa. Dulcis in fundo: ha invocato la modifica del PNRR per assegnare maggiori risorse alla messa in sicurezza del territorio. E’ sempre meglio svegliarsi tardi che non svegliarsi mai. Peccato che il PD si stracci da mesi le vesti dinnanzi alla richiesta del governo di centro-destra all’Unione Europea di modificare il PNRR. Ci sono costi che sono lievitati negli ultimi due anni a causa dell’inflazione e ambiti di spesa da rivedere.
Servono investimenti nella sicurezza del territorio
Per il PD, che redigette il PNRR sia con il secondo governo Conte che con Mario Draghi a Palazzo Chigi, qualsiasi modifica del PNRR sarebbe inaccettabile. Come se un catechista pretendesse di riscrivere i Vangeli. Giammai, sarebbe reato di euro-scetticismo. Bisogna prendere in prestito i soldi da Bruxelles, ossia indebitarsi, per ciò che desidera il creditore e che fu siglato in passato da Roma. Una posizione così immotivata che la stessa Commissione europea ha aperto sul punto e attraverso Paolo Gentiloni, il commissario agli Affari monetari e già premier del PD. Perché le buone ragioni non hanno colore politico. E il PNRR è stato spacciato agli italiani come il Sacro Graal, quando già ci siamo resi conto che i soldi non riusciamo a spenderli e spesso li stiamo spendendo per ambiti non esattamente prioritari.
Capiamoci meglio, destinare 49 miliardi alla digitalizzazione è cosa buona e giustissima per un’economia che voglia rilanciarsi nei prossimi decenni.
Fondi europei non gratis
Schlein ha capito con qualche anno di ritardo, e forse solo per evitare che qualcuno le chieda conto del suo operato in regione, quel che qualsiasi italiani di buon senso sapeva già. Il PNRR non è un moloch, ma uno strumento da utilizzare in base alle nostre esigenze effettive e non già quelle che teorizzino a Bruxelles o su qualche giornale pagato con fondi statali. E non è lesa maestà affermare che meglio sarebbe spendere anche meno, pur di spendere bene, anziché cercare di spendere tutto e sperperare i denari dei contribuenti. Perché alla fine saranno essi a pagare il conto. Il PNRR non è gratis, nemmeno per la parte relativa ai sussidi, che perlopiù l’Italia dovrà co-finanziare insieme ai 26 partner dell’Unione Europea.