Nuove elezioni presidenziali in vista e altre obbligazioni emergenti barcollanti in Sud America. Stavolta, parliamo della Colombia, che l’anno prossimo sceglierà il suo nuovo presidente. I sondaggi danno l’ex guerrigliero marxista Gustavo Petro in netto vantaggio per il primo turno con il 26% dei consensi. Accadde, tuttavia, anche alle scorse elezioni del 2018 che l’uomo vinse al primo turno per essere sconfitto dal candidato conservatore Ivan Duque al ballottaggio.
Petro propone le ricette classiche della sinistra sudamericana, tra cui l’aumento delle imposte sui redditi alti.
Forse, anche in previsione di uno scontro elettorale dall’esito tutt’altro che certo le obbligazioni emergenti colombiane quest’anno hanno patito abbastanza. La scadenza in dollari a 10 anni, 15 aprile 2031 e cedola 3,125% (ISIN: US195325DS19), ha perso in dodici mesi più del 15%, scendendo sotto a una quotazione di 89 centesimi. Offre attualmente il 4,85% contro un rendimento del 2,55% di un anno fa. Malgrado il +6,5% messo a segno nel frattempo dal dollaro contro l’euro, l’investimento si sarebbe rivelato in forte perdita per il periodo considerato.
Obbligazioni emergenti “spazzatura”
Le obbligazioni emergenti in pesos colombiani non sono andate meglio. La scadenza 18 settembre 2030 e cedola 7,75% è crollata a una quotazione sotto 97 centesimi, offrendo un rendimento dell’8,28% contro il 4,80% di un anno fa. E senza considerare che il cambio ha perso quasi il 5% contro l’euro. Lo spread tra bond in pesos e in dollari a 10 anni è salito così da 230 a circa 345 punti base, segno del deterioramento delle condizioni di fiducia sui mercati. In effetti, il debito pubblico colombiano, salito al 63% del PIL, è giudicato “spazzatura” da S&P e Fitch (BB+), mentre Moody’s continua a classificarlo come “investment grade” con un rating Baa2.
Quest’anno, la Colombia ha fatto parlare di sé per le diffuse proteste contro le politiche di austerità fiscale voluto dall’amministrazione Duque per risanare i conti pubblici dopo la pandemia. Il ministro del Tesoro è stato rimpiazzato, anche se ciò potrebbe non bastare per evitare la vittoria della sinistra alle prossime elezioni. Già in Ecuador prima e in Perù dopo, il mercato delle obbligazioni emergenti ha tremato nei mesi scorsi a ridosso delle scadenze elettorali. Nel primo caso, ha vinto inaspettatamente il candidato conservatore gradito ai mercati, mentre a Lima la presidenza è andata al marxista Pedro Castillo, il quale continua a lasciare diffidenti gli investitori, specie stranieri.