Altro che bonus animali domestici, non sarebbe meglio la tassa di lusso?

C'è chi storce il naso sul bonus animali domestici, considerando che molte famiglie invece non riescono a sfamare i propri figli.
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4 settimane fa
3 minuti di lettura
bonus animali

“Poi dice che uno si butta a sinistra” (o a destra, diceva Totò, a seconda dei casi). Fa discutere il provvedimento a favore dei nostri amici animali. Di cosa stiamo parlando? Il bonus animali domestici è attualmente un’agevolazione fiscale che consente di detrarre il 19% delle spese veterinarie sostenute in un anno, fino a un massimo di 550 euro, al netto di una franchigia di 129,11 euro. In pratica, chi possiede un cane, un gatto o un altro animale da compagnia può ottenere un piccolo sconto fiscale, purché le spese siano tracciabili e documentate.

Negli ultimi anni si è aggiunto anche un fondo, riservato agli over 65 con un ISEE basso, che copre parte delle spese veterinarie.

Tuttavia, la misura principale rimane accessibile a tutti, indipendentemente dal reddito o dal tipo di animale, generando così un beneficio anche per chi non ne avrebbe strettamente bisogno.

Ma in un Paese dove molte famiglie faticano a garantire cibo e servizi essenziali ai propri figli, è legittimo chiedersi se abbia senso continuare a incentivare fiscalmente la cura degli animali domestici. Una proposta alternativa e più equa potrebbe essere quella di introdurre una tassa specifica per il possesso di cani, destinata a finanziare bonus reali per chi vive in condizioni di disagio economico.

Altro che bonus animali, perché tassare solo i cani e non i gatti

Una distinzione fondamentale deve essere fatta tra cane e gatto. Il gatto domestico vive perlopiù in casa, utilizza la lettiera per i propri bisogni e non ha un impatto diretto sullo spazio pubblico. Il cane, al contrario, ha una presenza attiva negli ambienti urbani: abbaia (e può quindi essere fonte di disturbo per il vicinato), sporca le strade con i propri escrementi, necessita di spazi pubblici per muoversi.

In molti casi, diventa anche un problema di sicurezza e decoro se non gestito responsabilmente.

Proprio per questi motivi, la tassa dovrebbe riguardare esclusivamente i cani, e non gli altri animali da compagnia. Si tratterebbe di un contributo annuo, variabile in base all’ISEE del proprietario, per compensare l’impatto che il possesso del cane ha sulla collettività. L’obiettivo non è punire i padroni responsabili, ma rendere più giusto il sistema, chiedendo un piccolo sforzo economico a chi può permetterselo e usa quotidianamente lo spazio pubblico per il benessere del proprio animale.

Bonus animali o un fondo per aiutare davvero chi ha bisogno?

I proventi di questa tassa sul possesso di cani potrebbero essere destinati a finanziare politiche sociali concrete, capaci di aiutare migliaia di famiglie in difficoltà. Si potrebbero istituire:

  • buoni spesa per famiglie con reddito basso;
  • mense scolastiche gratuite o agevolate;
  • contributi per affitto o utenze;
  • agevolazioni per l’acquisto di beni di prima necessità.

In questo modo, si passerebbe da un bonus generalizzato per chi ha animali domestici a un sistema redistributivo, in cui chi può spendere liberamente per un animale contribuisce anche a sostenere chi fatica ad arrivare a fine mese.

Una scelta di equità, non contro gli animali

L’introduzione di una tassa sul possesso di cani, calibrata sul reddito, non è una misura contro gli animali, ma una scelta di responsabilità pubblica.

In un momento storico segnato dalla povertà crescente e da gravi disuguaglianze sociali, non è accettabile che lo Stato continui a spendere risorse per incentivare il mantenimento di un bene che, per chi ha mezzi, resta comunque una scelta volontaria.

Non si tratta di criminalizzare chi ama gli animali, ma di ristabilire una scala di priorità più giusta, in cui il benessere delle famiglie venga prima del comfort di chi ha già la possibilità di mantenere un cane. Con una regolamentazione intelligente, che esenti i redditi bassi e tenga conto delle condizioni personali, questa proposta potrebbe portare benefici reali alla collettività senza penalizzare nessuno in modo ingiusto.

Inoltre, probabilmente considerare il cane un bene di lusso (come ad esempio accade in Germania, dove è in vigore la Hundesteuer) scoraggerebbe coloro che non sono propriamente convinti della scelta e lo fanno solo per accontentare i capricci dei propri figli, cosa che poi porta ad ulteriori problemi come l’abbandono dell’animale divenuto ingombrante.

Riassumendo.

  • Il bonus animali attuale favorisce tutti, ma andrebbe sostituito con una tassa sul possesso di cani per chi ha ISEE medio-alto.
  • I cani, a differenza dei gatti, incidono sullo spazio pubblico con bisogni, rumore e gestione urbana.
  • I proventi della tassa potrebbero finanziare bonus mirati per aiutare concretamente le famiglie in difficoltà.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

1 Comment

  1. Seguendo lo sresso principio si potrebbero tassare tutti i possessori di super car, infatti acquistare una macchina del genere è una scelta personale! Ma per favore, sono altre le categorie di persone da tassare, non chi si prende cura di un animale domestico

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