Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca segna una nuova fase nelle politiche commerciali statunitensi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’amministrazione americana starebbe valutando l’introduzione di dazi universali del 20% su tutte le importazioni. Una proposta che ha scatenato preoccupazioni tra i partner commerciali, in particolare in Europa e Asia, che stanno già preparando contromisure per difendere i propri interessi economici.
Dazi universali al 20%: una minaccia al commercio globale
L’idea alla base della proposta è semplice: colpire in maniera indistinta tutti i Paesi esportatori verso gli Stati Uniti, applicando una tariffa fissa del 20%. Questa soluzione, più facile da comunicare rispetto a una strategia di dazi personalizzati, si ispira a una logica di reciprocità: se un Paese tassa i prodotti americani, allora Washington risponderà con una tariffa equivalente.
All’interno della Casa Bianca, tuttavia, il dibattito è ancora acceso. C’è chi spinge per una politica più flessibile, con tariffe differenti a seconda del partner commerciale, e chi invece preferisce l’approccio duro e uniforme, più coerente con lo stile diretto di Trump. In ogni caso, si tratta di una svolta destinata a pesare sugli scambi internazionali e sugli equilibri economici globali.
L’Unione Europea prepara le contromisure
Bruxelles non è rimasta a guardare. Di fronte alla prospettiva di dazi universali, l’Unione Europea ha già messo in cantiere una risposta. Inizialmente, l’adozione di dazi di ritorsione contro gli Stati Uniti era prevista per il 1° aprile, ma è stata rinviata al 13 aprile per permettere ulteriori consultazioni. La Commissione Europea sta definendo una lista di prodotti americani da colpire, con l’obiettivo di colpire settori strategici e fare pressione su Washington senza scatenare un’escalation incontrollata.
Le istituzioni europee temono che la nuova politica statunitense possa danneggiare in particolare il settore automobilistico, l’agroalimentare e quello aerospaziale. Per questo motivo, si punta su una strategia calibrata e coordinata, che tenga conto sia degli interessi economici interni sia della necessità di mantenere il dialogo aperto con gli USA.
Anche l’Asia si muove: Cina, Giappone e Corea del Sud in allerta
Le ripercussioni delle scelte americane non si fermano al continente europeo. Anche in Asia cresce l’allarme. Paesi come Cina, Giappone e Corea del Sud, che esportano grandi volumi verso gli Stati Uniti, stanno elaborando risposte mirate per proteggere le proprie industrie.
In particolare, Pechino potrebbe decidere di colpire settori chiave come l’agricoltura statunitense, già nel mirino durante la precedente guerra commerciale. Tokyo e Seul, invece, sembrano orientate verso misure più diplomatiche, puntando a negoziati bilaterali per escludere almeno temporaneamente alcune categorie di beni dai nuovi dazi.
Il ritorno dei dazi come strumento centrale della politica economica americana apre uno scenario in cui si rischia una nuova guerra commerciale, con conseguenze pesanti per le economie mondiali già provate da inflazione e instabilità geopolitica. Europa e Asia si trovano costrette a difendersi, ma cercano allo stesso tempo di evitare un conflitto aperto.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire se prevarrà la linea del confronto o quella della negoziazione. Quel che è certo è che le tensioni commerciali sono destinate ad aumentare.
I punti più importanti.
- Trump valuta dazi universali del 20% su tutte le importazioni verso gli USA
- l’Unione Europea posticipa al 13 aprile le contromisure per definire una risposta mirata
- Asia in allerta: Cina, Giappone e Corea del Sud studiano strategie difensive.