In 18 mesi di vita, il reddito di cittadinanza è costato ai contribuenti italiani più di 9 miliardi di euro. Il sussidio ha riguardato 1,3 milioni di beneficiari, pari a 3 milioni di persone coinvolte, tenendo conto dei nuclei familiari. Di questi, 1,23 milioni risultano essere tenuti a sottoscrivere i cosiddetti “patti per il lavoro”. Parliamo dei componenti il nucleo familiare maggiorenni, privi di occupazione e che non studiano. Ma alla fine di luglio, 518 mila non erano neppure stati chiamati per un primo colloquio di lavoro, il 42% del totale.
Niente reddito di cittadinanza ad ottobre e il rinnovo è davvero automatico per tutti?
Il premier Giuseppe Conte ha annunciato che il reddito di cittadinanza andrà rivisto, in modo da renderlo più funzionale al re-inserimento nel mercato del lavoro. Auguri! Il flop di questa misura assistenziale era scritto nelle stelle, quelle del movimento che l’ha fortemente voluta dopo averne fatta una bandiera quasi ideologica per anni.
Cosa non va del sussidio? E’ troppo alto in rapporto agli stipendi medi italiani, specie al sud, l’area in cui il reddito di cittadinanza risulta più diffuso. L’importo massimo previsto per un beneficiario single è di 780 euro, ma se ha a carico familiari e di cui almeno uno è disabile, può arrivare fino a 1.716 euro, cioè 2,2 volte maggiore. La media erogata per ciascun beneficiario è stata di 520 euro, seppure con notevoli differenze tra soggetto e soggetto. Conta, ad esempio, se si vive in affitto, se si hanno figli, se si percepiscono redditi, etc.
Per molte famiglie, il sussidio si è tradotto in un disincentivo al lavoro. Guadagnare 7-800 euro o più per restare a casa è sempre meglio di recarsi in fabbrica e sudare 8 ore al giorno per almeno 5 giorni a settimana, magari percependo solo qualcosa in più.
Perché il patto per il lavoro non funziona
I famosi navigator sono stati derisi e diventati oggetto di ilarità pubblica. Sono coloro che dovrebbero trovare un posto di lavoro ai beneficiari residenti nelle loro aree di competenza. Perlopiù giovani e spesso al primo impiego, ci volete spiegare come farebbero a trovare un lavoro che non c’è? Se ci fosse, il problema non si porrebbe, il reddito di cittadinanza sarebbe inutile e, nella buona sostanza, dovremmo ammettere che i pregiudizi verso i meridionali (principali fruitori del rdc) sarebbero veri, cioè che non avrebbero voglia di lavorare. Ma non è così.
Il Movimento 5 Stelle si è inventato la storia del patto per il lavoro per sottrarsi alle critiche di chi rimproverava loro di volere dare vita a una misura di pura assistenza. Il lavoro non c’è e per crearlo servirebbe che lo stato mettesse mano a quello che allontana le imprese dall’Italia, anziché segnalare con misure palliative di arrendersi e di non essere in grado di ammodernarsi e di garantire le condizioni per la creazione di nuova ricchezza.
Il premier Conte finge di cadere dalle nuvole, ma in un anno e mezzo non ha fatto alcunché per rendere il reddito di cittadinanza un sostegno a quanti vogliano migliorare la loro condizione di vita, magari attraverso la formazione e la specializzazione. Da potenziale strumento per le politiche attive sull’occupazione è stato reso esclusivamente un modo per dare un contentino all’elettorato del sud, senza che ciò si sia tradotto in consensi per l’M5S, il quale al contrario è imploso paradossalmente dopo avere portato a casa il “successo” perseguito da una vita.
Reddito di cittadinanza: il fallimento dei navigator spiegato semplice semplice