Risveglio piacevole per i nostri titoli di stato, i cui rendimenti non stanno scendendo rispetto ai livelli di chiusura di ieri sera. Tuttavia, le distanze con i titoli tedeschi si sono notevolmente accorciate. Lo spread italiano per la scadenza decennale è crollato dagli oltre 130 punti base ai 118 di questi minuti in cui scriviamo. Il BTp a 10 anni offre il 3,87% contro il 2,69% dell’omologo Bund. E’ stato quest’ultimo a deprezzarsi in queste ore, vedendo salire repentinamente il rendimento dal 2,58% di ieri.
Distanze lievitate con Oat francesi
Il crollo dello spread italiano è certamente una buona notizia, perché segnala che il mercato giudichi relativamente meno rischioso il nostro debito pubblico.
Nelle precedenti sedute i capitali si erano diretti verso i “safe asset” per sfuggire alle tensioni internazionali scatenate dai dazi americani. I titoli tedeschi sono percepiti come molto sicuri e sono tornati ad attirare gli investitori dopo che a marzo erano stati oggetto di “sell-off” a seguito dell’annunciato piano della Germania da 1.000 miliardi di euro a debito in 10 anni.
Lo spread italiano resta, tuttavia, alto. Ed è nel confronto con la Francia che si cela la cattiva notizia. Ieri, gli Oat a 10 anni offrivano esattamente mezzo punto percentuale in meno dei BTp. Considerate che all’inizio dell’anno le distanze si erano accorciate fino a un minimo dello 0,30%. Le tensioni di marzo le avevano già riportate tra 35 e 40 punti e nell’ultima settimana sono andate crescendo sopra i 40. Questo ci dice che, malgrado i miglioramenti fiscali ottenuti più e prima degli altri, l’Italia continua a non essere percepita positivamente sui mercati per via del suo alto debito pubblico.
Spread italiano top nell’Eurozona
L’anno scorso la Francia ha chiuso con un deficit al 5,8% del Pil, mentre l’Italia è riuscita a ridurlo al 3,4% contro il 3,8% previsto dal governo Meloni. Per la prima volta dal 2019 siamo tornati in avanzo primario: +0,4% dal -3,6% del Pil. Al netto della spesa per interessi, quindi, siamo riusciti a riportarci in surplus. Le agenzie di rating hanno solo parzialmente preso atto di questo miglioramento. I rating restano bassi e Moody’s non si smuove dal giudizio Baa3, che è l’ultimo gradino dell’area “investment grade”; il successivo è già nell’area “junk” o “spazzatura”.
Ad inizio marzo, però, lo spread italiano era arrivato a scendere in area 100 punti, ai minimi dal 2021. Era stata la fuga dai Bund ad avere incoraggiato gli acquisti di bond tricolori. Fa specie apprendere che persino i titoli della Grecia offrano di meno, sebbene abbiamo più volte avvertito che un confronto diretto tra questi e gli altri mercati non sia possibile per svariate ragioni. La stessa Spagna offre ai creditori meno della Francia, avendo un debito più basso in rapporto al Pil. Insomma, colmare il gap almeno con Parigi sarebbe l’obiettivo minimo per mostrarsi moderatamente soddisfatti. Ad oggi, i rendimenti italiani risultano i più alti dell’Eurozona. Non è più accettabile e nemmeno razionale.
giuseppe.timpone@investireoggi.it
Molto interessante. Informazioni espresse in modo chiaro e comprensibile