A rubare poco si va in galera, a rubare tanto si fa carriera dice un proverbio. E fra una inchiesta giudiziaria e l’altra che va dai grandi appalti del Mose all’Expo di Milano per finire al recente scandalo di Roma Capitale (ma perchè non se ne parla più?), i media di partito stanno tirando la volata alle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica. Una figura di spicco che deve essere garante e integerrima delle istituzioni e al contempo non di intralcio al “sistema” consolidato del mondo degli affari.
Un personaggio che non sia inviso al popolo, ma al contempo garante del sistema bancocentrico dell’euro e non inviso ai tecnocrati di Bruxelles. E come per la scommesse c’è chi perde punti e chi ne acquista. Romani Prodi non è più dato come favorito, al contrario di qualche giorno fa, mentre salgono le quotazioni del centrista Pier Ferdinando Casini che riemerge dai meandri del dimenticatoio in cui era finito. A sorpresa, tra i favoriti, spunta il nome di Ugo Di Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale. Un po’ meno a sorpresa, visto che dal 1992 in poi non è mai mancato il suo nome nella rosa dei candidati al Quirinale, permane il nome di Giuliano Amato, che sempre più prepotentemente vede le sue quotazioni salire. Ma gli italiani vorrebbero davvero Giuliano Amato come Presidente della Repubblica? Quanti italiani hanno dimenticato cosa avvenne durante i 304 giorni(poco più di 10 mesi) del Governo Amato? Giuliano Amato fu presidente del Consiglio dal 28 giugno 1992 al 28 aprile del 1993 e in quel periodo realizzo, per ottenere il pareggio di bilancio, una manovra finanziaria da 100.000 miliardi di vecchie lire, la manovra più importante dal dopoguerra. L’Italia era sicuramente sull’orlo del baratro ma le misure adottate dal governo Amato per risollevare una lira aggredita dalle speculazioni e dall’accanimento dei mercati.
Sicuramente bisognava fare qualcosa di urgente e quel qualcosa, tanto per cambiare, fu a discapito di tutti gli italiani che si videro aumentare l’età pensionabile, videro nascere la patrimoniale sulle imprese, la minum tax, i ticket sanitari e la tassa sul medico di famiglia. Ma le cose che colpirono maggiormente gli italiani furono due: l’imposta straordinaria sugli immobili e il prelievo forzoso. L’imposta straordinaria sugli immobili, l’ICI, che poi divenne ordinaria, inizialmente era pari al 4 per mille della rendita catastale rivalutata e non prevedeva, nella lista delle esclusioni, la prima casa. E il prelievo forzoso, su tutti i conti degli italiani, Tutti, senza nessuna esclusione. Era la notte tra il 9 e il 10 luglio 1992, una data che sicuramente molti ricordano, notte in cui il governo Amato prelevò il 6 per mille da tutti i depositi bancari. Ad autorizzare il governo Amato a penetrare nei forzieri delle banche italiane un decreto legge d’urgenza dell’11 luglio 1992, il giorno dopo anche se il consiglio dei ministri cercò di evitare questa mossa proponendo un aumento dell’imposta sugli interessi bancari, sena successo. Nonostante la manovra la lira dovette uscire , neppure tre mesi dopo la notte del prelievo, dal Sistema Monetaria Europeo e Amato, la primavera successivo, fu costretto a dimettersi lasciando come eredità agli italiani il ricordo di quella notte di luglio e l’Ici, nata come imposta straordinaria e trasformatasi poi in ordinaria patrimoniale sugli immobili. Ricordando come nacque il più odiato balzello sul mattono, quanti sono gli italiani che, oggi, vorrebbero Amato come Capo dello Stato?