“Non riuscirete mai a far quadrare il bilancio pubblico con misure che riducono il reddito nazionale […] è il peso della disoccupazione, e la caduta del reddito nazionale, che stanno buttando all’aria il bilancio. Voi badate alla disoccupazione che il bilancio baderà a sé stesso“, affermava John Maynard Keynes. Un concetto che dovrebbe diventare il mantra di ogni governo. Soltanto puntando sul mondo del lavoro, infatti, si può favorire la ripresa economica di un Paese.
Lo sa bene il Governo guidato da Giorgia Meloni che vuole apportare delle modifiche al reddito di cittadinanza, che fin dal suo debutto ha portato con sé un bel po’ di polemiche perché sembra scoraggiare la ricerca di lavoro.
Anche chi non può lavorare rischia di perdere il reddito di cittadinanza: ecco quando (e come evitarlo)
A partire dal 2023 un beneficiario su cinque perderà il reddito di cittadinanza. Tra questi si annoverano anche i soggetti che non possono lavorare, ma come è possibile? Ebbene, come previsto dalla Manovra, il prossimo anno il sussidio verrà riconosciuto per un periodo pari a massimo otto mesi. È inoltre previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. In assenza di quest’ultimo, il beneficio del reddito decade.
Ne consegue che a partire dal prossimo anno rischiano di perdere il reddito di cittadinanza coloro che ad oggi non sono obbligati ad intraprendere un percorso di ricollocazione. In particolare si fa riferimento a quei soggetti che risultano esclusi o esonerati dall’obbligo di sottoscrivere il patto per il lavoro con il centro per l’impiego. Basti pensare a chi, ad esempio, frequenta l’Università, un corso o fa un tirocinio. In questo caso non si deve sottoscrivere il patto per il lavoro e non può essere considerato un occupabile.
Anche una persona che non è in perfetto stato di salute, previa presentazione di un certificato medico, può essere esclusa dall’obbligo di ricerca di un impiego lavorativo ed esonerata dalla firma del suddetto patto. Sempre in tal caso, pertanto, rischia di perdere il reddito di cittadinanza. Gli unici a non perdere il sussidio saranno i nuclei familiari in cui ci sono dei soggetti fragili come, ad esempio, minori, disabili o che abbaino età superiore a 60 anni.