Una curva sovrana “glaciale” come quella della Svizzera non c’è. I rendimenti risultano ancora negativi lungo tutte le scadenze. Pensate che ancora oggi, il bond più longevo, scadenza giugno 2064, offre il -0,25%. Questo significa che chi inserisce questi titoli in portafoglio, ottiene come risultato di erodere anno per anno il proprio capitale. Restarne alla larga sarebbe la scelta più ovvia. Invece, lo stesso fatto che i rendimenti continuino a scendere in queste settimane dimostra come la domanda di tali bond resti altissima.
La quotazione del bond della Svizzera a 50 anni, infatti, segna +14% dai minimi toccati a giugno. Un obbligazionista dell’Eurozona avrebbe guadagnato circa il 15% in appena un paio di mesi tra apprezzamento e fattore cambio. Da allora, il franco svizzero si è leggermente rafforzato contro l’euro e attualmente scambia a 1,08.
La storia è questa. Tra il settembre 2011 e il 15 gennaio 2015, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) impose il cosiddetto cambio minimo contro l’euro a 1,20 per evitare che la valuta elvetica si rafforzasse troppo. Ma gli afflussi dei capitali furono ingentissimi – siamo nel periodo della crisi dell’euro – e così, a sorpresa, l’istituto pose fine alla difesa del cambio minimo. Il franco svizzero esplode all’istante, guadagnando il 20% in pochi attimi. Da allora, esisterebbe un cambio minimo informale a 1,05 che la BNS difende con interventi anche massicci sul mercato valutario.
Bond Svizzera e fattore cambio
Il franco svizzero è un porto sicuro nel quale ripararsi dalle tensioni internazionali. Poiché la BNS non ne consente un eccessivo apprezzamento ulteriore, è seguendo il trend dei titoli di stato che possiamo capire qualcosa di più circa gli afflussi di capitali. Ebbene, dalla fine di gennaio 2015, il bond della Svizzera a 50 anni si è apprezzato del 34%. E dalla sua emissione del giugno 2014, siamo a oltre +100%. Guadagni elevatissimi e, peraltro, ottenuti investendo in uno dei debiti sovrani più sicuri al mondo.
E adesso? Tutto dipende dalle previsioni sul cambio tra franco ed euro. La BNS considera la valuta elvetica “molto apprezzata” e minaccia interventi per indebolirla. E’ senz’altro vero che sia la più sopravvalutata tra quelle del G10. Tuttavia, è pur vero che la bassa inflazione svizzera contribuisce a rafforzarla anche in prospettiva. Volete un dato? Tra l’inizio del 2015 e oggi, l’indice dei prezzi al consumo nei cantoni risulta diminuito di circa mezzo punto percentuale. Nello stesso tempo, nell’Eurozona è salito del 6,7%. In buona sostanza, il franco svizzero avrebbe dovuto teoricamente rafforzarsi del 7% contro l’euro dopo la fine del cambio minimo. Invece, la BNS è riuscita a tenerne il valore basso e sopra quel cambio di 1,05 di cui dicevamo. C’è spazio per credere a ulteriori guadagni ottenibili dai bond della Svizzera.