Via libera della Commissione europea all’ingresso della Croazia nell’euro. Sarà il ventesimo stato a fare parte dell’unione monetaria. A luglio è atteso il placet definitivo di BCE, Eurogruppo e Parlamento europeo. Quasi scontato l’esito positivo. Il paese nato dalla dissoluzione della ex Jugoslavia soddisfa i quattro criteri di convergenza previsti dai trattati per aderire alla moneta unica: conti pubblici, inflazione, tassi d’interesse e tasso di cambio. A dire il vero, resta da monitorare la situazione dei prezzi al consumo, dato che in aprile risultavano cresciuti del 9,4%.
Croazia nell’euro, altri in coda
Quanto ai conti pubblici, pur in presenza di un deficit inferiore al 3% del PIL, il rapporto debito/PIL si attesta all’80%, nettamente superiore al limite teorico del 60%. Ma sappiamo che negli anni Novanta sull’Italia fu chiuso più di un occhio, essendole stato consentito di aderire all’euro con un debito pubblico sopra il 120% del PIL.
La Croazia è un paese di 3,9 milioni di abitanti, che con l’Italia ha interscambi commerciali per 5,7 miliardi di euro. E la buona notizia è che le nostre esportazioni ammontano a 3,6 miliardi, mentre le importazioni a poco più di 2 miliardi. Dunque, vantiamo con questo paese con cui confiniamo ad est un saldo attivo di oltre 1 miliardo e mezzo. In teoria, l’abbandono della kuna avvantaggerebbe il nostro export, dato che tende a ridurre la competitività croata sul fronte dei cambi.
Bocciate, invece, Bulgaria e Romania. La prima deve tenere ancora a bada l’inflazione, mentre le seconda risulta sotto infrazione UE per deficit eccessivo. Tuttavia, Sofia sembra essere a tutti gli effetti il prossimo candidato all’ingresso nell’euro. L’ultimo paese ad avervi aderito nel 2015 fu la Lituania. Restano in coda anche Ungheria, Repubblica, Polonia e Svezia. L’unico paese dell’Unione Europea a non avere in programma alcun ingresso nell’euro neppure in un futuro lontano è la Danimarca, che beneficia della clausola di “opt-out”.
Si allarga il board BCE
L’ingresso della Croazia nell’euro fa crescere anche il numero dei componenti del board BCE. E ciò rafforza teoricamente l’area d’influenza germanica, che si estende ad est. In sostanza, un punto a favore della Bundesbank. Peraltro, Zagabria ha ad oggi tassi d’interesse fissati al 2,5%. Quando adotterà ufficialmente l’euro, se li ritroverà quasi azzerati e, con un’inflazione elevata, avrà tutto l’interesse a spingere a favore della stretta monetaria. Il suo voto non sarà determinante per le decisioni di Francoforte, ma accentueranno una tendenza in atto.