Con ogni probabilità il nome di Anatoly Chubais non vi dirà nulla. Non fateci caso, perché non è certamente noto al grande pubblico fuori dalla sua madrepatria. Ma dovete sapere che è stato tra i più importanti uomini in Russia dopo la caduta del regime comunista sovietico. Fu messo a capo delle privatizzazioni, che portò a termine nel giro di pochissimi anni, cedendo sul mercato più di 11.000 aziende prima statali. Era mosso con ogni probabilità da buona volontà, ma i risultati furono molto negativi.
Uomo delle privatizzazioni in Russia
Perché vi diciamo tutto questo? Chubais fu potentissimo negli anni Novanta, poi la sua influenza iniziò a declinare quando al Cremlino entrò Vladimir Putin. Tuttavia, fu tra i principali uomini vicini allo “zar” in questi oltre venti anni di regno infinito. Fino al mese di marzo, quando decise di trasferirsi all’estero dopo essersi dimesso dal Ministero per i Colloqui internazionali sul Clima. Pare che alla base della sua scelta vi sia stata l’opposizione all’invasione dell’Ucraina. Del resto, come tutti gli oligarchi avrà temuto le sanzioni dell’Occidente contro i suoi possedimenti in Europa.
Alla fine di aprile, l’agenzia russa Tass batteva la notizia che Chubais si fosse trasferito in Italia, in una delle sue ville in Sardegna e Toscana. Nel fine settimana scorso, la drammatica notizia del ricovero “in una clinica europea” dopo avere accusato un malore. L’uomo sarebbe stato colpito dalla sindrome di Guillian-Barre, una malattia che colpisce il sistema nervoso.
Ennesimo caso di avvelenamento?
L’uomo delle privatizzazioni in Russia potrebbe essere l’ennesima vittima del sistema di potere di Putin. Come l’ex agente dei servizi Aleksander Litvinenko e l’oppositore politico Aleksey Navalny, anche Chubais potrebbe essere stato avvelenato. Una sorte che pochi mesi fa sarebbe spettata persino al miliardario Roman Abramovich durante alcuni colloqui di pace tenuti nel tentativo di avvicinare Russia e Ucraina. Per fortuna, pare che l’uomo stia reagendo positivamente alle cure. In ogni caso, se il misfatto fosse confermato, ci troveremmo dinnanzi a un nuovo caso di liquidazione con metodi criminali di una voce non del tutto allineata alla gestione del Cremlino.
E il caso sarebbe ancora più grave, se si pensa che Chubais non aveva rilasciato alcuna dichiarazione dopo il suo auto-esilio. Tanto che la presa di distanza dalla guerra è stata solamente supposta, neppure ufficializzata. Ma Mosca non ammette alcun tentennamento. Come nelle organizzazioni mafiose, un semplice dubbio dopo anni di fedeltà ossequiosa al capo equivale ad auto-condannarsi a morte. E forse il presunto avvelenamento ai danni dell’uomo rappresenta un avvertimento per gli oligarchi che volessero defilarsi dal Cremlino dopo aver beneficiato della connivenza con il sistema politico per decenni.