Supera di slancio i 100.000 dollari, soglia psicologica più che approdo per Bitcoin. E’ accaduto dopo che il presidente eletto Donald Trump ha fatto sapere che al suo insediamento del 20 gennaio prossimo nominerà Paul Atkins presidente della Securities and Exchange Commission (SEC), la Consob americana. Sostituirà Gary Gensler, che si è rivelato ostile al mercato delle criptovalute. Nel suo curriculum Atkins vanta non solo un’esperienza già di commissario alla SEC tra il 2002 e il 2008, ma anche il ruolo di co-presidente di Token Alliance, un gruppo di sostegno alle crypto.
Putin apre alle crypto
Nella mattinata di oggi Bitcoin è arrivato a superare nettamente i 103.000 dollari. Ma è probabile che non sia solamente Trump a sostenerne le quotazioni. Ieri, al forum VTB “Russia calling” è intervenuto il presidente russo Vladimir Putin. E le sue affermazioni sono state all’insegna della conversione al mercato crypto. Ha fatto presente che la digitalizzazione finanziaria non si possa fermare e allo stesso tempo ha notato che non abbia senso accumulare riserve valutarie, se queste possono essere perdute da un momento all’altro.
Il riferimento è alle sanzioni occidentali, che hanno “congelato” asset russi per circa 300 miliardi di dollari, perlopiù investiti e custoditi in Europa. Per Putin tanto vale investire direttamente nell’economia a vantaggio diretto dei cittadini. E ha aggiunto che Bitcoin può essere considerato un’alternativa al dollaro, usato dagli Stati Uniti in misura crescente come un’arma. Ha fatto riferimento anche alla minaccia di Trump di imporre dazi del 100% ai Brics, se questi si creassero una moneta comune alternativa al biglietto verde.
Dedollarizzazione rimane velleitaria
Putin sostiene che nessuno possa vietare Bitcoin, quasi minacciando a sua volta Washington, che a suo dire sarebbe l’unica responsabile del declino del dollaro per via delle politiche adottate. In verità, la dedollarizzazione rimane solo un progetto sulla carta, perché nei fatti l’uso del dollaro nelle transazioni finanziarie e commerciali è ultimamente persino cresciuto in mancanza di alternative credibili.
Bitcoin minaccia per il dollaro?
Certo è che di Bitcoin come anti-dollaro si ragiona da anni, ma nessuno aveva quasi apertamente suggerito di adottarlo tra le riserve valutarie. Sebbene le dichiarazioni di Putin rimangano ad oggi isolate tra gli stessi Brics, cosa accadrebbe se a partire dalla Russia ci fosse una corsa ad acquistare crypto, anziché titoli del debito americano? La minaccia è paradossalmente tanto più credibile ora che lo stesso Trump vuole costituire una riserva federale in Bitcoin, nei fatti legittimandola ufficialmente. Qualche analista eccepisce che, così facendo, segherà l’albero su cui sta seduto il sistema americano. Putin non ha fatto che assecondare questa linea di ragionamento.
Oramai è quasi inutile fare considerazioni che un tempo erano considerate ragionevolmente sensate.
Siamo nell’era della follia allo stato puro e a chi la spara più grossa tra Trump e Putin: alla fine di questo percorso vedo emergere una sola valuta seria: l’oro fisico e non mi stupisce che lo stiano rastrellando le Banche Centrali e che la stessa cosa non la stiano facendo con le 2000 e più diverse criptovalute circolanti.