Anche la Romania si precipita ad emettere un bond in dollari con scadenze a 5 e 10 anni

La Romania ha emesso un bond in doppia tranche con successo. I rendimenti esitati sono stati contenuti.
11 mesi fa
1 minuto di lettura
Investire nei bond della Romania
Investire nei bond della Romania? © Licenza Creative Commons

Gennaio mese tradizionalmente prolifico per le emissioni obbligazionarie. Approfittando dei mercati liquidi con l’apertura del nuovo anno, società, banche e governi corrono a stringere accordi per rifinanziare le scadenze imminenti o per contrarre debito aggiuntivo. E il governo di Bucarest non ha fatto eccezione in queste prime settimane del 2024. Qualche giorno fa, la Romania è tornata sui mercati internazionali con l’emissione di un nuovo bond denominato in dollari USA per 4 miliardi e suddiviso equamente tra due tranche, di cui una della durata iniziale di 5 anni e l’altra di 10 anni.

Successo per l’emissione in dollari

La domanda è stata relativamente elevata, con ordini complessivi per 15,5 miliardi, quasi il quadruplo dell’importo offerto. Grazie a ciò, il collocamento ha esitato un pricing migliore del previsto per l’emittente. La tranche quinquennale ha visto fissato il rendimento in area 6%, a premio di 195 punti base sul T-bond degli Stati Uniti. La tranche decennale ha offerto il 6,50% e in questo caso il premio è stato di 235 punti base. Per entrambi è risultato in calo di 30 punti base o 0,30% rispetto alla guidance iniziale.

I bond in dollari della Romania comportano per noi investitori dell’Eurozona un rischio di cambio per il caso in cui la valuta statunitense si deprezzasse contro la moneta unica. Quanto al rischio di credito, c’è da dire che i titoli di stato rumeni sono giudicati “investment grade” dalle principali agenzie di rating internazionali, pur con giudizi medio-bassi: BBB- per S&P e Fitch, Baa3 per Moody’s. Con un debito pubblico sotto il 50% del PIL, sembra che l’azzardo valga la pena.

Bond Romania, spread con BTp in aumento sul tratto medio-breve

Sul piatto dei contro esiste un elevato debito estero a breve termine per 45 miliardi di euro, a fronte di riserve valutarie per 66 miliardi e con una bilancia dei pagamenti cronicamente passiva.

Il rischio di tensioni future per il rimborso dei prestiti internazionali esiste, sebbene l’aggancio nei fatti all’Area Euro stabilizza da anni l’economia e la finanza del paese. I tassi di interesse sono stati fissati al 7% dalla banca centrale nazionale con l’inflazione scesa al 6,6%.

In questi mesi, sebbene anche i bond della Romania in euro e dollari abbiano corso con il taglio atteso dei tassi globali, gli spread sono andati sostanzialmente lievitando con l’Italia. La scadenza in euro del maggio 2028 ha allargato il premio dai 120 punti di ottobre ai 140 di ieri. La scadenza di aprile 2033 ha visto rimanere il differenziale in area 190 punti, invece. Nei confronti della Germania, comunque, il restringimento c’è stato lungo la curva. In assoluto, il rischio di credito percepito dagli investitori è un po’ sceso, seppure meno che in Italia. Il bond in dollari a 30 anni, invece, ha ristretto lo spread con il T-bond a 285 punti dai circa 300 di tre mesi fa.

[email protected] 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

sul tema OBBLIGAZIONI

assegno unico
Articolo precedente

Assegno unico 2024, chi deve variare la domanda (i casi)

pensione anticipata 2024
Articolo seguente

Ecco tre valide ragioni per evitare di andare in pensione con le nuove misure dai 62 anni di età