Il 18 ottobre scorso, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha allentato l’embargo contro il Venezuela, assumendo tre importanti decisioni: ha autorizzato il rilascio di licenze per consentire a società americane di operare nel settore petrolifero del paese andino; ha rilasciato l’autorizzazione anche per eventuali collaborazioni nelle estrazioni di oro da parte della società statale Minerven e, infine, ha rimosso il divieto di negoziare alcuni bond sovrani del Venezuela e della compagnia petrolifera statale PDVSA sul mercato secondario.
Trading riattivato, prezzi in altalena
A seguito di queste decisioni, il trading dei bond del Venezuela è stato riattivato dopo quasi cinque anni. Era dagli inizi di febbraio del 2019 che non si registravano più scambi. Alla Borsa di Francoforte abbiamo avuto conferma di tali operazioni, che finalmente stanno iniziando ad offrire una panoramica più certa circa i prezzi formatisi alle varie scadenze. Il titolo in dollari con scadenza 13 ottobre 2024 e cedola 8,25% (ISIN: USP97475AP55) cambia oggi a quasi 16 centesimi, pur in forte calo dall’apice toccato a fine ottobre di 21,41 centesimi.
Allungando l’orizzonte temporale, troviamo un altro bond del Venezuela denominato in dollari e con scadenza 15 settembre 2027 e cedola 9,25% (ISIN: US922646AS37). In questo caso, la quotazione si attesta a 17,75 centesimi, sempre giù dai massimi di 21,50 centesimi di fine ottobre. E la scadenza 5 agosto 2031 con cedola 11,95% (ISIN: US17625AD98) vale 18 centesimi. Il 30 ottobre scorso aveva toccato i 25 centesimi.
Sta accadendo che inizialmente gli scambi avevano registrato prezzi in forte aumento, trainati probabilmente dagli acquisti di qualche investitore speculativo. Quando i piccoli obbligazionisti (e gli stessi attori speculativi) hanno iniziato a vendere i bond per rientrare in almeno parte del capitale investito negli anni passati o per lucrare dalla salita dei prezzi dopo la riattivazione del trading, ecco che questi hanno ripiegato.
Bond Venezuela nell’indice EMBI di JP Morgan?
Le buone notizie per chi possiede ancora bond del Venezuela non si fermano qui. JP Morgan ha annunciato di avere inserito i titoli sovrani emessi dal governo di Caracas “sotto osservazione per tre mesi”, al fine di reinserirli eventualmente nel suo indice EMBI dedicato ai mercati emergenti. Attualmente, essi hanno valore percentuale zero in tale indice sin dal novembre del 2019, quando la banca d’affari americana dovette prendere atto dell’embargo, pur evitando di rimuoverli formalmente. Non è detto che tra tre mesi i bond del Venezuela saranno effettivamente reinseriti. Lo spiega la stessa JP Morgan, che precisa potrebbe servire un periodo più lungo.
In ogni caso, si tratta di una novità sconvolgente. Dopo anni ad essere stati trattati come paria, i bond del Venezuela tornano ad essere negoziati sul secondario e persino ad essere adocchiati dagli indici obbligazionari internazionali. Quest’ultima novità avrebbe implicazioni positive per i possessori. La domanda di bond del Venezuela salirebbe insieme alla liquidità degli scambi, rendendo più facile e meno costoso o persino lucroso disinvestire. L’allentamento dell’embargo degli Stati Uniti si deve a seguito dell’intesa con Washington per tenere l’anno prossimo elezioni rispettose del pluralismo a Caracas. La verità è che l’amministrazione Biden vuole minimizzare l’impatto sui prezzi del carburante del taglio dell’offerta di petrolio da parte dell’OPEC, rendendo possibile l’aumento delle estrazioni nel Venezuela. Allo scopo serviranno maggiori investimenti stranieri.