Andare in pensione a 64 potrebbe essere un lusso per pochi. Fino a fine anno è in vigore Quota 102 che prevede appunto l’uscita a 64 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati. Poi, dal 2023, non si sa ancora cosa succederà.
Eppure Quota 102 non ha riscosso finora grandi consensi. Sebbene, la platea dei potenziali beneficiari superi abbondantemente i 13.000 lavoratori, finora sono pervenute all’Inps solo 3.800 domande.
In pensione a 64 anni con Quota 102
Colpa del combinato dei requisiti anagrafici e contributivi che, per quest’anno, valgono solo per una ristretta fascia di lavoratori.
Ma chi nel 2022 ha convenienza ad andare in pensione con quota 102? In base alle simulazione di calcolo, non tutte le classi di età hanno interesse ad anticipare l’uscita dal lavoro rispetto al pensionamento di vecchiaia a 67 anni.
Sostanzialmente, solo i nati nel 1958 e con 38 anni di contributi ne traggono pieno vantaggio. Chi è nato dopo non raggiunge quest’anno l’età anagrafica, mentre chi è nato prima si trova a ridosso dalla pensione ordinaria a 67 anni.
Sicché andare in pensione con quota 102 a 65 o 66 anni non conviene. Così come è sconsigliabile farlo ai lavoratori che hanno più di 38 anni di contributi e sono prossimi alla pensione anticipata con 41-42 anni e 10 mesi di contributi.
L’uscita a 64 anni con sistema contributivo
Posto che Quota 102 terminerà a fine anno, esiste anche un’altra possibilità per uscire a 64 anni, ma è molto stringente. La legge consente infatti di andare in pensione a 64 anni di età con almeno 20 di contributi a chi ricade totalmente nel sistema di calcolo contributivo.
Per avere diritto a questa pensione, però, bisogna aver maturato una rendita pari ad almeno 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale (1.310 euro al mese).
L’ipotesi allo studio dai tecnici dell’Inps sarebbe quella di abbassare tale soglia per consentire a più lavoratori di accedere alla pensione anticipata a 64 anni col ricalcolo contributivo. Quindi col sistema già adottato per Opzione Donna.