Andare in pensione a 67 anni nel 2025: quanto si perde ogni mese

Anche per chi nel 2025 va in pensione a 67 anni, i nuovi coefficienti di trasformazione ridurranno gli assegni mensili pensionistici
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pensione 67 anni
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Chi andrà in pensione nel 2025 dovrà fare i conti con un assegno più basso rispetto al passato. Questo è il risultato diretto dell’introduzione dei nuovi coefficienti di trasformazione, entrati in vigore il 1° gennaio 2025.

Questi parametri, aggiornati periodicamente dal Ministero dell’Economia, determinano il valore della pensione di vecchiaia calcolata sulla base del montante contributivo accumulato nel corso della carriera lavorativa. Per il 2025, i coefficienti porteranno a una riduzione del trattamento pensionistico del 2% rispetto al biennio precedente, incidendo sensibilmente sull’importo percepito dai futuri pensionati.

Pensione a 67 anni nel 2025: le conseguenze economiche

Secondo le simulazioni elaborate dalla Cgil, gli effetti dei nuovi coefficienti di trasformazione sono particolarmente evidenti per chi raggiungerà i 67 anni di età e deciderà di lasciare il mondo del lavoro nel 2025. Parliamo, dunque, della pensione vecchiaia.

L’analisi si concentra su un soggetto tipo, con un reddito annuo di 30.000 euro e un montante contributivo accumulato pari a 283.971,65 euro. Questo profilo, con le regole in vigore nel biennio 2023-2024, avrebbe percepito una pensione annua di 16.251,70 euro, corrispondente a circa 1.250 euro lordi al mese.

Tuttavia, andando in pensione 2025, a seguito della revisione dei coefficienti, l’importo annuo scenderà a 15.925,13 euro, equivalente a circa 1.225 euro al mese. La differenza si traduce in una perdita annua di 326 euro, pari a circa 25 euro lordi al mese.

Questa riduzione, apparentemente contenuta, assume un peso maggiore se si considera l’intero arco temporale di erogazione della pensione. Secondo le stime, il nuovo sistema comporterà una riduzione complessiva di oltre 5.000 euro sul totale della pensione attesa da un lavoratore con il profilo descritto. Si tratta di un impatto rilevante, soprattutto per coloro che hanno una pensione lorda mensile già contenuta.

Come funzionano i coefficienti di trasformazione

I coefficienti di trasformazione rappresentano un elemento cruciale del sistema contributivo introdotto dalla riforma Dini nel 1995. Questi parametri vengono aggiornati ogni due anni e servono a trasformare il montante contributivo accumulato nel corso della vita lavorativa in un assegno pensionistico annuale.

La revisione è basata su variabili demografiche, in particolare la speranza di vita, che influisce direttamente sulla durata prevista dell’erogazione della pensione.

Nel 2025, il coefficiente di trasformazione applicabile a chi compie 67 anni è stato ridotto al 5,608%, rispetto al 5,723% utilizzato nel biennio precedente. Questa variazione riflette un miglioramento delle aspettative di vita rispetto al periodo pandemico, durante il quale si era registrato un calo dovuto all’aumento della mortalità.

La logica alla base del sistema è semplice: una maggiore speranza di vita comporta una riduzione dell’importo annuale della pensione, poiché il montante contributivo deve essere distribuito su un periodo di tempo più lungo.

Pensione a 67 anni nel 2025: la colpa del calo importi

Per comprendere meglio l’impatto dei nuovi coefficienti, è utile analizzare le differenze con gli anni precedenti. Nel biennio 2023-2024, il coefficiente del 5,723% aveva già segnato una flessione rispetto ai valori degli anni passati, ma la riduzione per il 2025 accentua ulteriormente questa tendenza.

La scelta di aggiornare i coefficienti con cadenza biennale garantisce un adeguamento costante del sistema pensionistico alle dinamiche demografiche, ma comporta inevitabilmente un ridimensionamento degli importi per i futuri pensionati.

L’esempio pratico della Cgil aiuta a visualizzare l’impatto. Questo schema si applica a tutti i futuri pensionati, con variazioni proporzionali al montante contributivo accumulato.

Riassumendo…

  • Nuovi coefficienti 2025: pensioni ridotte del 2% rispetto al biennio precedente per chi ha 67 anni.
  • Perdita annua: stimate 326 euro in meno per pensionati con reddito di 30.000 euro annui.
  • Coefficienti aggiornati: dal 5,723% al 5,608% a causa dell’aumento della speranza di vita.
  • Effetto cumulativo: pensionati rischiano perdite complessive superiori a 5.000 euro nel corso degli anni.
  • Sistema contributivo: basato su montante accumulato e aspettativa di vita, garantisce sostenibilità finanziaria.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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