In futuro in Italia andare in pensione di vecchiaia a 71 anni di età sarà la normalità. Un futuro lontano ma non troppo visto che questa previsione riguarda i giovani lavoratori di oggi. Ovverosia, i pensionati di domani che andranno in pensione sempre più tardi.
Nel dettaglio, la previsione di andare in pensione di vecchiaia a 71 anni di età è stata formulata dall’OCSE. Così come è riportato in questo articolo. Perché la prestazione INPS di vecchiaia è una misura strutturale. Nella fattispecie, collegata alla speranza di vita.
Andare in pensione di vecchiaia a 71 anni: come, quando e perché questa previsione si avvererà
In particolare, attualmente si può andare in pensione di vecchiaia non a 71 anni, ma a 67 anni. Con almeno 20 anni di contributi previdenziali obbligatori versati. E con lo scarto di quattro anni che, proprio per il futuro, è collegato all’aumento della speranza di vita. Che è a sua volta connessa ad un progressivo invecchiamento della popolazione nel nostro Paese.
La previsione di andare in pensione di vecchiaia a 71 anni, inoltre, è collegata alla riforma delle pensioni del 1995. Quella voluta dall’allora presidente del Consiglio Lamberto Dini. Una riforma che ha stravolto il metodo di calcolo delle pensioni. Con il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo.
Calcolo della pensione col metodo retributivo, per i giovani di oggi sarà solo un lontano ricordo
Se lo scenario di andare in pensione di vecchiaia a 71 anni si avvererà, allora in Italia il requisito anagrafico sarà tra i più alti al mondo. Con gli assegni calcolati solo ed esclusivamente in base ai contributi previdenziali effettivamente versati.
In quanto il sistema di calcolo retributivo per i giovani di oggi, nonché pensionati di domani, sarà solo un lontano ricordo. In più, a causa della precarietà, e delle carriere lavorative discontinue, molti giovani di oggi rischiano seriamente di non arrivare un domani a maturare i requisiti per l’accesso alla pensione.