Potremmo chiamarla Quota 35 per distinguerla da Quota 41 parlando di pensioni anticipate. In entrambi i casi non si tratta di deroghe a termine, bensì di possibilità previste dal nostro ordinamento previdenziale.
Per quanto riguarda Quota 41, si tratta della possibilità di andare in pensione con 41 anni e 10 mesi di contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini) indipendentemente dall’età anagrafica. Oppure di lasciare il lavoro con 41 anni tondi di versamenti se si è si rientra nella fattispecie dei lavoratori precoci.
In pensione dopo 35 anni di lavoro
Ma veniamo alla possibilità di pensionamento con 35 anni di contributi.
Costoro per andare in pensione devono anche aver compiuto 61 anni e 7 mesi di età se si tratta di dipendenti. Per gli autonomi ci vuole, invece, un anno in più. Fra gli altri requisiti, occorre aver svolto il mestiere usurante da molto tempo, requisito indispensabile.
Più nel dettaglio è necessario aver svolto il lavoro usurante per 7 anni, nell’ultimo decennio, per 6 anni negli ultimi sette o per metà della vita lavorativa. Fra i lavoratori usuranti vi rientrano anche quelli notturni che svolgono l’attività per un numero minimo di ore, così come stabilito dalla normativa. Ma anche gli addetti alla catena e gli autisti.
Militari e donne
A parte i lavoratori usuranti, hanno diritto ad andare in pensione con almeno 35 anni di contributi le donne (opzione donna) a partire da 58 anni di età se hanno figli. Occorre, però, trovarsi da quest’anno in particolari condizioni di disagio sociale. E cioè, essere caregiver, invalide civili o licenziate. La pensione è calcolata col sistema contributivo puro.
Anche ai militari e al personale appartenete al comparto di pubblica sicurezza e vigili del fuoco è riservata la possibilità di lasciare il servizio con 35 anni di contributi.
Altre possibilità di uscita anticipata con 35 anni di contributi versati esiste per caregiver, invalidi e disoccupati al raggiungimento di 63 anni con Ape Sociale. In quetso caso bastano 30 anni di versamenti. Non si tratta, però, di una pensione, bensì di uno scivolo che rappresenta un anticipo della pensione sulla base di quanto versato e maturato dal lavoratore. L’assegno, non rivalutabile, è erogato su base mensile per 12 mensilità nel limite di 1.500 euro lordi.