La pensione rappresenta per molti l’epilogo naturale di una lunga carriera lavorativa. Un traguardo che porta con sé la promessa di riposo, libertà e tempo dedicato a sé stessi o ai propri cari.
Tuttavia, questa fase della vita non viene accolta con lo stesso entusiasmo ovunque. In alcuni paesi europei vicini all’Italia, emerge una realtà inaspettata: una percentuale significativa di persone preferisce continuare a lavorare anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile. Questo fenomeno offre spunti di riflessione sulle motivazioni e sui fattori che influenzano tale scelta.
Andare in pensione: la realtà europea secondo i dati Eurostat
Secondo i dati diffusi da Eurostat, esistono paesi dove il desiderio di proseguire l’attività lavorativa è particolarmente marcato. Nei Paesi Bassi e in Danimarca, la percentuale di persone di età compresa tra i 50 e i 74 anni che continuano a lavorare anche dopo aver ricevuto la pensione di vecchiaia è sorprendentemente elevata. Nei Paesi Bassi, si registra che il 59,6% degli individui rimane attivo professionalmente, mentre in Danimarca questa cifra raggiunge addirittura il 61%.
Questi dati non si limitano a rappresentare un comportamento isolato o una tendenza sporadica, ma delineano una realtà concreta confermata dai numeri. Non si tratta semplicemente di dichiarazioni raccolte attraverso sondaggi, ma di una scelta concreta che molti cittadini compiono con convinzione.
Passione per il lavoro o necessità?
La decisione di non interrompere l’attività lavorativa dopo il pensionamento può avere diverse motivazioni. Tuttavia, nei Paesi Bassi e in Danimarca, il motivo principale sembra risiedere in una profonda passione per il proprio mestiere. Lavorare, per molti, non è percepito come un peso, ma come una fonte di realizzazione personale, un modo per sentirsi utili e mantenere una connessione con il mondo sociale e professionale.
Questo atteggiamento positivo verso il lavoro appare strettamente legato alla qualità della vita lavorativa. Quando il lavoro viene svolto in un ambiente che favorisce il benessere, con condizioni flessibili e rispettose delle esigenze individuali, esso diventa una parte integrante e soddisfacente della quotidianità.
Il ruolo delle politiche sociali e lavorative
Una delle possibili spiegazioni di questo fenomeno risiede nelle politiche sociali e lavorative dei Paesi Bassi e della Danimarca. Questi stati sono noti per offrire condizioni lavorative ottimali, tra cui orari flessibili, ambienti stimolanti e un forte sostegno al bilanciamento tra vita privata e professionale. Inoltre, l’approccio alla pensione è meno rigido rispetto ad altre nazioni: i sistemi previdenziali spesso permettono una transizione graduale dal lavoro al riposo, favorendo formule come il part-time o il lavoro su base volontaria.
Questa flessibilità consente agli individui di adattare la loro attività lavorativa alle proprie necessità e preferenze. Non è raro, ad esempio, che chi ama il proprio mestiere scelga di proseguire con un impegno ridotto, continuando a sentirsi parte del contesto lavorativo senza però rinunciare ai benefici della pensione.
Andare in pensione: un confronto con altre realtà
L’atteggiamento nei confronti della pensione varia notevolmente da paese a paese. In molte altre nazioni europee, il pensionamento è visto come un obiettivo desiderato, spesso anticipato da chi percepisce il lavoro come gravoso e alienante. Questa differenza può essere attribuita alle condizioni lavorative, ma anche alla cultura locale e al valore attribuito al tempo libero.
In Italia, ad esempio, il lavoro è spesso associato a stress e sacrificio, motivo per cui la pensione viene vissuta come un meritato momento di pausa. Anche se bisogna aspettare abbastanza per il meritato riposo, tra pensione anticipata ordinaria e pensionamento anticipato flessibile (vedi Quota 103, Opzione donna, Ape sociale, ecc.) Tuttavia, anche qui emergono segnali di cambiamento: un numero crescente di persone considera l’idea di continuare a lavorare, soprattutto in ambiti creativi o professioni che permettono una maggiore autonomia.
Lavoro dopo la pensione come fonte di benessere
La scelta di proseguire l’attività lavorativa dopo il pensionamento nei Paesi Bassi e in Danimarca invita a riflettere sul ruolo che il lavoro gioca nella vita di una persona. Quando è fonte di gratificazione e benessere, lavorare diventa un piacere più che un dovere. Questo approccio trasforma il pensionamento da un momento di rottura a una fase di continuità, in cui si ridisegnano i propri ritmi senza rinunciare al valore personale e sociale del lavoro.
Alla luce di questi dati e delle tendenze emergenti, il concetto di pensione potrebbe evolversi nei prossimi anni. La possibilità di scegliere se e come proseguire il lavoro dopo il pensionamento potrebbe diventare un elemento centrale nei sistemi previdenziali, promuovendo modelli flessibili che rispondano alle diverse esigenze individuali.
Questo cambiamento richiede una riorganizzazione delle politiche del lavoro. Con un focus su condizioni che migliorino la qualità della vita lavorativa e incentivino chi lo desidera a rimanere attivo. Investire in ambienti di lavoro positivi e in programmi che facilitino la transizione al pensionamento graduale potrebbe non solo aumentare la soddisfazione personale. Ma anche apportare benefici economici e sociali significativi.
Riassumendo…
- Nei Paesi Bassi e in Danimarca, molti preferiscono lavorare anche dopo la pensione.
- Il 59,6% dei lavoratori olandesi e il 61% dei danesi restano attivi professionalmente.
- Passione per il lavoro e benessere motivano la scelta di continuare a lavorare.
- Politiche flessibili e qualità lavorativa incentivano il proseguimento dell’attività lavorativa.
- In altri paesi, il lavoro stressante rende la pensione un obiettivo desiderato.
- La pensione può essere una transizione verso ritmi diversi, mantenendo attivo il ruolo sociale.
Buongiorno, complimenti per i Vostri articoli riguardanti argomento pensioni.
Io ho iniziato a lavorare 1/9/1984 , poi un anno dato al servizio militare e lavoro tuttora.
A spanne penso di avere circa 40 anni e 4 mesi di ” marchette ” come venivano denominate nel secolo scorso.
Penso che investire del tempo nel lavoro sia una cosa positiva per varie motivazioni piu volte argomentate.
Che mi crea disagio e’ l’ipocrisia, voluta, a livello politico e che fa si che una persona ad oggi con la miriade di differenti modi di accedere alla pensione non sia in grado di sapere orientativamente quando deve lavorare per raggiungere i requisiti, semmai riuscira’ a raggiungerli.
Abbiamo persone che sono in pensione anche da 40 anni con soli 15 anni di contributi, qualcuno anche meno di 15 , noi nati negli anno 60 ci troveremo a lavorare 45 anni ed avere forse una pensione di 1000 euro.
A noi basta pane e circensis come diceva nell’antica Roma Decimo Giunio Giovenale.
Non tolgo altro prezioso tempo.
Cordialita’.
A.Quetti