Andare in pensione prima: ecco quando i tuoi contributi valgono di più

Andare in pensione prima grazie alla maggiorazione contributiva, ecco quando i contributi valgono di più e si possono sfruttare.
6 ore fa
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Andare in pensione prima: ecco quando i tuoi contributi valgono di più
Foto © Investireoggi

Versare più contributi nel sistema previdenziale italiano significa prendere una pensione più alta ma anche andare prima in pensione. Soprattutto nel sistema previdenziale contributivo, i contributi versati sono fondamentali. Ma a volte c’è la buona notizia che i contributi versati da un lavoratore possono valere di più.

Ed anche se questo di più non vale per l’importo della pensione, vale sicuramente per poter andare in pensione prima, raggiungendo anticipatamente i requisiti di una determinata misura. Maturare il diritto alla pensione in anticipo grazie a questo extra valore che alcuni contributi possono assumere può valere anche nel 2025.

Ma quali sono i contributi che possono valere più del solito? Ecco una guida dettagliata alla maggiorazione contributiva.

“Buonasera, sono un lavoratore che nel 2025 a maggio compirà 67 anni di età. Ho circa 30 anni di contributi versati e sono invalido all’80%. Volevo capire cos’è la maggiorazione contributiva invalidi e se serve per la mia pensione che credo sia ormai certa nel 2025.”

“Gentile redazione di Investire Oggi, sono una lavoratrice dipendente con 19 anni di contributi appena completati. Compio 67 anni di età a gennaio. Il mio commercialista mi ha detto che devo arrivare a 20 anni di contributi per andare in pensione. E quindi devo aspettare diversi mesi dopo il completamento dei 67 anni di età per andare a riposo. Non è che c’è qualcosa che posso fare per andare in pensione a gennaio anche se ho meno di 20 anni di versamenti. Sono pure invalida al 74%. Secondo voi posso fare qualcosa?”

Andare in pensione prima: ecco quando i tuoi contributi valgono di più

I quesiti di sopra dimostrano come la materia delle pensioni e dei requisiti per le pensioni, soprattutto per gli invalidi, siano sempre molto attenzionati dai lavoratori. Perché sovente si sente parlare di vantaggi, agevolazioni e regole di favore per i disabili. E la maggiorazione contributiva è una di queste agevolazioni.

Che, come dicevamo, può consentire di andare in pensione prima del previsto. I nostri due lettori sono in procinto di raggiungere l’età della pensione di vecchiaia. Ma l’argomento riguarda anche chi si avvicina alle pensioni anticipate contributive, a quelle ordinarie, alle pensioni in deroga con Ape sociale, quota 41, Opzione donna e così via dicendo. Ci sono periodi di lavoro e quindi versamenti contributivi che possono essere fatti valere di più per centrare più facilmente la pensione.

Ecco come sfruttare la maggiorazione contributiva

Come si può evitare che, per pochi anni di contributi mancanti, la pensione possa slittare per diverso tempo? Sembra una domanda in perfetta linea con quella di uno dei nostri due quesiti.

Ed è la pura verità il fatto che ci sono lavoratori che, per qualche anno o addirittura per qualche mese di contributi, rischiano di dover dire addio alla pensione. Perché se il contribuente sta ancora lavorando, ha la possibilità di continuare a versare e posticipare la pensione di qualche tempo. Ma se l’interessato ha smesso di versare, il rischio è di restare senza pensione per sempre.
Ma come detto, alcune norme aiutano. Perché esiste la possibilità di far valere di più dei contributi che sono stati versati, per esempio dai disabili, dopo essere stati riconosciuti tali.

Il grado di invalidità è fondamentale per la maggiorazione contributiva che fa andare in pensione prima

I contributi versati dopo aver ottenuto una certificazione di invalidità non inferiore al 74% dalla commissione medica invalidi civili possono essere validi per la pensione in misura maggiore rispetto a quelli precedenti al verbale. Infatti, c’è la maggiorazione di 2 mesi ogni anno di contributi versati dopo l’invalidità.

E quindi, un anno di versamento dopo la certificazione di invalidità vale 14 mesi e non 12 mesi. Chi ha 19 anni di contributi alla fine dei conti ne può vantare 19,2 anche se solo per il diritto alla pensione e non per il calcolo della prestazione.

Ogni 6 anni di versamenti successivi al certificato di invalidità si recupera un anno di contribuzione. In questo modo, la normativa permette di recuperare fino a 5 anni di versamenti, naturalmente per chi ha lavorato per ben 30 anni dopo il riconoscimento della disabilità.

Per il nostro primo lettore che ci dice di avere 30 anni di versamenti e l’80% di invalidità, se tutti i suoi versamenti sono stati effettuati successivamente al riconoscimento della disabilità, c’è la possibilità di far valere 35 anni per la pensione. Se, per assurdo, anziché puntare alla pensione di vecchiaia a 67 anni, avesse messo nel mirino una misura come lo scivolo usuranti, tanto per citarne una che ha nei 35 anni di contributi il tetto da raggiungere, ecco che la maggiorazione diventava fondamentale per il suo diritto alla prestazione.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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