Andare in pensione subito a 63 anni, due strade esistono ma saranno sbarrate a fine dicembre

Per chi nel 2022 compie i 63 anni di età, con la giusta contribuzione può essere più semplice andare in pensione. 
2 anni fa
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pensione 2024
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Andare in pensione subito o attendere buone nuove da parte del governo nella legge di bilancio 2023. Un dubbio amletico che riguarda una nutrita fetta di lavoratori. Non c’è argomento che più mette ansia a molti italiani che non sia la pensione. Il sistema sta viaggiando dritto verso un cambiamento che potrebbe essere molto importante. Infatti nel 2023 potrebbe cambiare radicalmente tutto il sistema, visto che si parla di riforma del sistema, cosa difficile da mettere a punto ma su cui si ragiona da anni ormai.

I requisiti per andare in pensione potrebbero cambiare profondamente. Che una riforma della previdenza nel 2023 sia una cosa agognata da molti è evidente visto che il sistema è ancora oggi troppo legato all’ultima riforma radicale delle pensioni, quella della legge Fornero. Parlare di ipotetiche nuove misure oggi è esercizio azzardato. Molto meglio soffermarsi su cosa accadrà a gennaio, in base a quali sono le regole attuali. Un nostro lettore ci chiede cosa può fare dal momento che ha appena compiuto 63 anni. 

“Salve, Ho 63 anni di età e 39 anni di contributi versati, conviene aspettare le novità del 2023 o è meglio andare via in pensione con l’Ape sociale? Quali sono le altre misure che posso utilizzare per il momento dato che a giugno ho compiuto 63 anni di età? Mi hanno detto che l’Ape sociale non è del tutto favorevole”.  

In pensione a 63 anni nel 2023, non sono pochi quelli che possono 

Bisogna partire dal dire che il nostro lettore può benissimo essere considerato fortunato per quanto riguarda le misure previdenziali oggi in vigore. Infatti stando a quando lui stesso ci dice per età e contribuzione versata, il nostro lettore ha più di una possibilità per accedere alla quiescenza. E dal momento che ha sottolineato la volontà di uscire dal lavoro con l’Ape sociale, è il caso di dirgli che esiste un’altra misura probabilmente più vantaggiosa per lui rispetto all’anticipo pensionistico.

Parliamo infatti della quota 100 che per questo lettore è ancora attiva nonostante abbia cessato i suoi effetti il 31 dicembre scorso. Una misura, la quota 100 che per il lavoratore può essere più vantaggiosa rispetto all’Ape sociale.  

Ape sociale o quota 100? 

Probabilmente ciò che spinge il nostro lettore a considerare l’ipotesi di lasciare il lavoro con l’Ape sociale è il fatto che questa misura nel 2023 corre il rischio di non esserci più. Infatti anche se già si parla di proroga, la fine dell’Ape sociale è in calendario il 31 dicembre 2022. Probabilmente la paura di non poter sfruttare questa misura l’anno prossimo è alla base delle preoccupazioni del lettore. Un problema però che non si materializzerà in nessun caso, sia che l’Ape chiuda come programma il 31 dicembre prossimo e sia che la misura venga prorogata di un altro anno. Nel sistema italiano vige il meccanismo della cristallizzazione del diritto che poi è quello che consente a questo lavoratore di rientrare anche nei perimetri della quota 100. In altri termini il lavoratore che ha maturato un requisito utile ad una determinata misura previdenziale, anche se questa misura cessa i suoi effetti, non lo perde. Dal momento in cui il diritto risulta già essere maturato questo diritto non viene meno.  

Perché la pensione per quotisti è meglio di quella dell’anticipo pensionistico 

Ciò che occorre dire è che il nostro lettore farebbe meglio a prendere in considerazione l’ipotesi di uscire dal lavoro con la quota 100 piuttosto che con l’Ape sociale. Infatti l’Ape sociale è una misura che destinata sostanzialmente a persone che hanno dei problemi di carattere lavorativo, di famiglia, di salute o di reddito. L’Ape non prevede maggiorazioni e integrazioni. Non ha la tredicesima, non è reversibile, scade al raggiungimento dei 67 anni di età e non può superare 1.500 euro di importo.

Meglio quindi optare per la quota 100, una misura che consente l’uscita dal lavoro a chi ha compiuto già 62 anni di età con 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2021. La quota 100 resterà appannaggio del lavoratore per tutto il resto della sua vita. E non ha tutti i vincoli che invece ha l’Ape sociale.  

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