Da qualche anno, in Italia, esiste l’anticipo del TFR (Trattamento di Fine Rapporto). Si tratta della possibilità per i lavoratori dipendenti di richiedere, all’azienda, un anticipo sulla liquidazione del TFR accumulato durante il periodo di lavoro.
Il TFR ricordiamo, è una somma di denaro che i datori di lavoro versano periodicamente in un fondo per ogni dipendente. Regola generale dice che viene erogato al lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come ad esempio al momento del pensionamento o della dimissione/licenziamento.
In merito alla possibilità di chiedere l’anticipo del TFR è, comunque, limitata sia nell’importo sia nei casi. L’anticipo, infatti, può essere chiesto solo in presenza di specifici motivi (documentati). Inoltre, non sempre l’azienda può permettersi l’anticipo.
I requisiti, i motivi e i limiti
L’anticipo del TFR, dunque, consente al lavoratore di ricevere una parte della somma accumulata prima della cessazione effettiva del rapporto di lavoro.
In primis, per chiedere l’anticipo è richiesto uno specifico requisito in capo al lavoratore. Deve avere almeno 8 anni di anzianità lavorativa nell’azienda.
Inoltre, deve dimostrare l’esigenza della richiesta. In particolare, deve dimostrare che i soldi gli servono nell’immediato in quanto ha necessità di affrontare una o più delle seguenti spese:
- acquisto della prima casa per sé o per i propri figli;
- spese sanitarie;
- spese durante i periodi di fruizione di specifici congedi non retribuiti.
Trovi qui, ad esempio, come richiedere l’anticipo TFR per spese mediche future.
Dal lato del datore di lavoro, la legge sul TFR (art. 2120 codice civile) dice che possono essere soddisfatte le richieste di anticipo TFR solo per il 10% dei lavoratori che hanno diritto e comunque non oltre 4% del totale dei dipendenti.
Si tenga altresì presente che il legislatore stabilisce anche un limite massimo di TFR anticipabile. L’anticipo TFR non può superare il 70% dell’importo maturato.
Chi decide sull’anticipo TFR
L’ultima parola sull’anticipo TFR, dunque, spetta all’azienda. Se ad esempio, l’azienda ha già soddisfatto il limite massimo di richieste ricevute, può benissimo negare la richiesta.
Così come può negarlo quando il dipendente non dimostra l’effettiva necessità di dover sostenere la spesa giustificativa della richiesta. Ad esempio, nel caso di richiesta di anticipo perché deve acquistare la prima casa, il lavoratore può portare a supporto della richiesta il compromesso di acquisto stipulato da cui si evince l’anticipo da dare al venditore per l’acquisto.
Inoltre, per la giurisprudenza possono negare l’anticipo le aziende con meno di 25 dipendenti. Sono, per legge esonerate dall’obbligo di soddisfare le richieste anche le aziende in crisi.
Riassumendo…
- anticipo del TFR in Italia: i lavoratori possono chiedere anticipi su liquidazione TFR accumulato.
- condizioni per l’anticipo: richiede 8 anni di anzianità presso l’azienda e motivi specifici documentati
- motivi ammissibili: acquisto casa, spese sanitarie, congedi non retribuiti.
- limiti all’anticipo: l’azienda può soddisfare solo per il 10% dei lavoratori che hanno diritto a chiedere l’anticipo e comunque non oltre 4% del totale dei dipendenti.