Siamo finalmente a una svolta sull’anticipo fino a 45.000 euro del Tfs (Trattamento fine sevizio). E’ stato, infatti, siglato lo schema di Dpcm di attuazione che, con le firme degli altri ministri competenti e soprattutto quella definitiva del presidente Conte, può ora andare in Corte dei conti per il necessario parere propedeutico all’emanazione. Ad annunciarlo, con la predetta espressione testuale è stata, sulla propria pagina ufficiale, Fabiana Dadone, Ministro della Pubblica Amministrazione. Il termine ultimo è di 30 giorni, anche se si spera che la magistratura contabile possa procedere più speditamente.
L’iter burocratico
Stiamo parlando dell’anticipo sulla liquidazione dei dipendenti pubblici fino alla soglia di 45.000 euro, introdotta, insieme a Quota 100 con la riforma pensioni varata a fine 2018. Si ricorda, infatti, che una delle misure di riforma previste insieme a Quota 100 era il Trattamento di fine servizio dei dipendenti pubblici. Tuttavia, poiché non era cosi celere la possibilità di ottenerlo, nel caso in cui i dipendenti avessero deciso di ricorrere alla pensione anticipata (62 anni di età ed almeno 38 di contributi), si era pensato alla possibilità di chiedere un anticipo fino a 45.000 euro tramite prestito bancario. L’attuale crisi economica derivante dal Covid-19 potrebbe, ora, spingere numerosi dipendenti pubblici a farvi ricorso senza attendere il raggiungimento di quota 100.
“Non è stato facile uscire dalle sabbie mobili della burocrazia in cui ci siamo trovati. Ma abbiamo fatto il massimo per accelerare le procedure. So, sappiamo che è un provvedimento delicato e importante. Non tutti lo apprezzano, ma molti pensionati ci contano per realizzare un progetto di vita per sé o per i propri cari. Dunque, ho avvertito da subito l’obbligo morale di gestire con risolutezza questa eredità che mi sono trovata sulla scrivania. Avevo promesso, mi ero impegnata a raggiungere l’obiettivo entro la primavera e adesso siamo in dirittura d’arrivo. A presto per tutti gli aggiornamenti”.