Via libera dell’anticipo TFS per i dipendenti della pubblica amministrazione. A breve chi andrà in pensione potrà ricevere fino a 45 mila euro di anticipo della liquidazione senza attendere tempi biblici.
Ad annunciarlo è stata la ministra della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone dopo l’accordo raggiunto fra il governo e il sistema bancario italiano. La riforma dovrà ancora passare al vaglio della Corte dei Conti per l’approvazione definitiva, ma i tempi sembrano ormai stretti per dare il via ai pagamenti.
Come funziona l’anticipo del TFS
Ma come funziona l’anticipo del TFS per i pensionati? In pratica la banca convenzionata con l’Inps potrà concedere fino a un massimo di 45 mila euro di anticipo sul TFS maturato spettante al lavoratore al momento del pensionamento. Come noto, con la riforma Fornero, i tempi di erogazione del trattamento di fine rapporto sono stati allungati di mesi, se non addirittura di anni. A differenza del settore privato, la legge prevede per gli statali un ritardo di 12 mesi rispetto alla cessazione del servizio, che diventano 24 in casi come le dimissioni o il licenziamento. Altri tre mesi possono trascorrere prima che scatti il diritto agli interessi legali. A questo punto però il trattamento arriva solo se non supera i 50 mila euro, altrimenti bisogna aspettare un altro anno per la quota tra 50 mila e 100 mila euro e ancora un anno in più per quella che eventualmente supera i 100 mila. Nel caso di Quota 100, che garantisce l’uscita con un anticipo che nei casi estremi può arrivare a cinque anni, il trattamento di fine servizio diventa insomma quasi un miraggio. Dilazioni ai quali si aggiungono altri mesi di ritardo per i cosi detti intoppi burocratici che variano da una amministrazione all’altra.
I ritardi della riforma
Così, grazie alla convenzione stipulata con le banche, si potrà ottenere un anticipo del TFS a tassi calmierati in attesa che l’amministrazione di appartenenza liquidi le spettanze dovute.
I benefici Irpef
L’anticipazione effettuata dalla banca costituisce un contratto di finanziamento, nel quale la restituzione delle somme viene effettuata, secondo la disciplina della cessione di credito, direttamente dall’ente pubblico erogatore del TFS mediante il versamento all’istituto di credito (anziché al pensionando/pensionato) della quota di TFS oggetto di anticipazione. L’anticipazione disciplinata dal decreto si aggiunge alla riduzione dell’aliquota Irpef applicabile alle somme percepite a titolo di TFS fino a 50.000 euro e già prevista per tutti i pensionati dal decreto legge “quota 100”.
TFS anticipato, 170 mila statali interessati
Interessati all’anticipo sono circa 170.000 dipendenti pubblici usciti o che stanno per uscire dal servizio per i quali sono erano stanziati inizialmente 75 milioni di euro da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze da destinare all’Inps per gestire gli anticipi del TFS per l’ammortamento degli interessi bancari. Tali fondi necessitano però di una relazione tecnica per disciplinare le modalità di utilizzo, dopo di che servirà il parere del Consiglio di Stato e quello della Corte dei Conti sotto il profilo della legittimità.