Con il debutto dello strumento per la simulazione online dell’Ape volontario messo a disposizione dall’Inps (sebbene con alcuni errori segnalati dagli utenti) è aumentato anche il numero di datori di lavoro che vagliano la convenienza dell’Ape aziendale. Con questo termine si indica una forma di ape volontario più flessibile: in sintesi il datore si impegna a versare i contributi aggiuntivi che mancano al lavoratore (dipendente privato con almeno 63 anni) per l’uscita anticipata con prestito pensionistico. L’intesa rappresenta un accordo libero e non richiede intervento dei sindacati.
Ape aziendale conviene? Quali alternative
Il raffronto tra le misure a disposizione riguarda essenzialmente altri due strumenti di pensione anticipata: incentivo all’esodo (Isopensione) e pensione anticipata con Naspi.
Il lavoratore prossimo alla pensione anticipata può optare per la risoluzione consensuale del rapporto con riconoscimento della Naspi per un massimo di 24 mesi e relativa copertura contributiva figurativa.
Per chi invece non riesce a raggiungere la pensione anticipata entro il periodo di copertura contributiva dell’indennità di disoccupazione si può valutare l’ipotesi di incentivo all’esodo.
Cosa sapere prima di accettare l’Ape aziendale: simulazione e calcolo costi e pensione
Che l’ape aziendale, qualora ricorrano i requisiti, sia conveniente per il datore rispetto all’isopensione non c’è dubbio dunque. Ma cosa deve valutare il dipendente prima di accettare l’accordo?
Il contributivo aggiuntivo a carico del datore non deve essere inferiore, per ciascun anno o sua frazione di anticipo rispetto alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, all’importo della retribuzione percepita dal lavoratore prima del pensionamento.
Questa operazione in pratica va a determinare un incremento sull’assegno della pensione che compensa la rata del prestito.
Ecco le maggiori differenze tra ape aziendale e isopensione in termini di requisiti:
– Anni: l’isopensione è stato esteso fino a 7 anni dal perfezionamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata; l’ape aziendale è riservata ai lavoratori con almeno 63 anni e che si trovino a non più di 3 anni e 7 mesi dalla pensione di vecchiaia (e non da quella anticipata) ed ha quindi un perimetro di applicazione ristretto;
– L’isopensione richiede accordo sindacale e si rivolge solo ad aziende con più di 15 dipendenti e problemi di esubero del personale. L’iter per l’ape aziendale quindi è più snello e veloce.
Queste quindi le differenze in merito a requisiti e campo di applicazione. Ma i costi per il lavoratore?
Nell’isopensione il datore, oltre alla copertura figurativa degli oneri contributivi, deve corrispondere anche l’assegno di esodo ossia la somma economica che “accompagna” il lavoratore alla pensione e che è pari alla pensione maturata al momento della domanda (somma che invece nell’ape aziendale sostiene la banca ma solo entro il 75% per anticipi pari o superiori a 36 mesi). Se l’azienda ha più di 15 dipendenti e i requisiti per l’isopensione sono rispettati, il lavoratore quindi dovrà valutare con il sindacato la possibilità di incentivo all’esodo anche perché quest’ultimo prevede anche la tredicesima, che invece non è inclusa nell’uscita con ape aziendale.
E’ intuitivo invece che il datore preferirà la seconda via. Facciamo un raffronto pratico dei costi: mettiamo che il lavoratore percepisca uno stipendio lordo di 40 mila euro annui; con un anticipo di tre anni rispetto alla data prevista per l’uscita dovrà, quindi, versare all’Inps un contributo minimo di 39.600€ (40 mila euro x 3 x 0,33), che verrà accreditato sul conto assicurativo del lavoratore comportando un incremento del montante contributivo corrispondente alla quota C della pensione (che serve a contenere in misura parziale la rata del prestito).
C’è margine di contrattazione? Sulla carta certamente l’accordo tra dipendente e datore di lavoro può inoltre essere migliorativo rispetto al minimo previsto dalla legge. A conti fatti spesso per compensare del tutto la rata di restituzione del prestito il datore dovrebbe versare una cifra simile a quella per l’isopensione se non perfino superiore. E in ogni caso il lavoratore riceverebbe per i tre anni di anticipo una cifra inferiore all’isopensione.