Ape social e finestra mobile: cosa accadrà con la riforma delle pensioni? Come canta Francesco Gabbani con il brano Occidentali’s Karma: “AAA cercasi (cerca sì), storie dal gran finale. Spera sì (spera sì), comunque vada panta rei and singing in the rain”. Uno degli obiettivi di fine legislatura del governo Meloni è di attuare una riforma delle pensioni che possa rispondere alle esigenze dei cittadini. Proprio quest’ultimi vedono l’accesso al trattamento pensionistico come un’utopia.
Questo perché, ad esempio, alcuni dei requisiti richiesti si rivelano essere particolarmente stringenti da ridurre la platea dei soggetti che possono uscire anticipatamente dal mondo del lavoro.
Ape social alle battute finali, arriva quota 41 light?
Stando alle attuali disposizioni, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi. Gli uomini che hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi possono accedere della pensione anticipata ordinaria a prescindere dall’età anagrafica. Per le donne, invece, la soglia da rispettare è pari a 41 anni e 10 mesi di contributi. Vi sono, inoltre, altre misure che permettono di uscire prima dal mondo del lavoro. Tra queste si annoverano Quota 103 in versione contributiva, Opzione donna e Ape social che scadranno alla fine del 2024.
Spetta, pertanto, all’esecutivo Meloni decidere se quest’ultime misure sono alle battute finali, oppure prorogarle anche per il prossimo anno. Una scelta importante, che le autorità competenti dovranno effettuare tenendo conto di diversi variabili, quali ad esempio la situazione demografica e lavorativa del nostro Paese, ma anche delle scarse risorse economiche disponibili.
Al suo posto potrebbero essere introdotte nuove misure, come ad esempio Quota 41 in versione light. Grazie a quest’ultima tutti i lavoratori potrebbero andare in pensione una volta maturati 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Al fine di rendere tale misura sostenibile per le cassi statali, l’assegno dovrebbe essere calcolato interamente con il metodo contributivo. I neo pensionati, pertanto, percepirebbero un importo più basso, con una riduzione che potrebbe raggiungere addirittura quota 30%.
Finestra mobile più lunga: la riforma taglia costi
Tra le altre novità in ballo si annovera un possibile prolungamento della finestra mobile. Ad oggi, come ricordato anche sul sito dell’Inps in merito alla pensione anticipata:
“Per coloro che hanno maturato il requisito contributivo dal 30 gennaio 2019 in poi (ossia dalla data di entrata in vigore del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4) il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico si consegue, altresì, trascorsi tre mesi dalla maturazione del predetto requisito, cosiddetta finestra“.
Già con l’ultima legge di bilancio il governo ha prolungato le finestre per Quota 103, passando da 3 mesi a 7 mesi per il settore privato e da 6 mesi a 9 mesi per il settore pubblico. Con la prossima Manovra potrebbe decidere di prolungare dagli attuali tre mesi a ben sei mesi la finestra mobile per coloro che desiderano beneficiare della pensione anticipata ordinaria. Al momento comunque, è fondamentale sottolineare, si tratta solo di ipotesi. Non è dato sapere se il governo deciderà effettivamente di prolungare la finestra mobile o dire addio all’Ape social. Si attendono, pertanto, comunicazioni ufficiali per capire quale sarà il futuro del sistema pensionistico del nostro Paese.