Quali sono le regole per l’accesso Ape Social dei lavoratori domestici? A quali condizioni questi possono smettere di lavorare prima? “Sono una colf assunta regolarmente a tempo pieno. Volevo avere la conferma che il mio lavoro rientra tra quelli che hanno diritto all’Ape Social. Visto che ho 62 anni per me significherebbe smettere di lavorare il prossimo anno e iniziare a 63 anni finalmente a fare la nonna full time”.
Confermiamo quanto giustamente affermato nella domanda che ci ha posto Mirella G.
Ape Social anche per i lavoratori domestici disoccupati a seguito di contratto a termine. Requisito fondamentale in questo caso è avere alle spalle almeno 18 mesi di lavoro negli ultimi 3 anni e aver usufruito della Naspi (ricordiamo infatti che i lavoratori domestici, così come gli altri, possono ottenere la Naspi se possiedono almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni e 30 giornate lavorate nell’anno).
L’Ape social per colf e badanti è ape rosa?
Colf e badanti possono accedere all’Ape Sociale se appartengono ad una delle categorie di cui sopra. Anche se la materia segue regole specifiche, infatti, i lavoratori domestici risultano iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (quindi potenzialmente beneficiari dell’Ape Social).
Visto che nella stragrande maggioranza dei casi colf e badanti sono donne, l’accesso all’ape social può essere ancora più facile. L’Ape rosa infatti prevede un ulteriore bonus contributivo che si traduce in uno sconto di due anni sull’accesso alla pensione.
L’Ape Social vale anche per le casalinghe?
Attenzione a non confondere le regole sopra descritte valide per colf e badanti (e lavoratori domestici in genere) con quelle per le casalinghe. Il fondo casalinghe infatti è una gestione previdenziale che non fa parte dell’assicurazione generale obbligatoria per cui i contributi versati in questo fondo restano distinti e non includono la quota destinata proprio a coprire i rischi di periodi di disoccupazione.
Chiudiamo con il recente chiarimento Inps in merito ai contributi versati da colf e badanti all’estero: l’ente previdenziale (messaggio 4170/2017) ha infatti precisato che nel requisito contributivo utile all’Ape sociale, pari come abbiamo visto a 30 o 36 anni, possono essere inclusi i contributi per il lavoro all’estero in Paesi europei o convenzionati con l’Italia, purché il lavoratore faccia richiesta di totalizzazione.